Un vero e proprio occhio elettronico vigilerà sull’operato dei dipendenti di Messinambiente. L’azienda ha infatti installato un sistema Gps su 50 mezzi per un importo pari a 10mila euro. Un investimento nella tecnologia che dovrebbe ottimizzare il servizio di raccolta dei rifiuti.
A presentare i dettagli dell’iniziativa, il Commissario liquidatore di Messinambiente Alessio Ciacci e il consulente Raphael Rossi, intervenuti stamani in una conferenza stampa che ha visto la partecipazione anche del sindaco Accorinti e dell’assessore all’Ambiente Ialacqua. “Presentiamo oggi – spiega Ciacci – il lavoro di un anno che ha visto installare i primi 50 dispositivi satellitari e ha permesso la geolocalizzazione di 3mila cassonetti. Un progetto che lega modernità, etica, organizzazione, trasparenza, sicurezza e controllo del territorio. Il sistema – precisa – consente il monitoraggio in tempo reale della posizione del mezzo e dei viaggi in corso, su un portale web e su cartografia Google Map, l’archivio storico dei tracciati, report dettagliati con viaggi, soste, pause, velocità, orari, sicurezza e antifurto. Questo soddisfa anche la necessità di effettuare la rendicontazione dell’attività dei veicoli in relazione alle percorrenze kilometriche e, quindi, poter utilizzare tali dati per una migliore ottimizzazione dei percorsi di raccolta. La fase di sperimentazione – precisa Ciacci – ha già permesso di avere una prima analisi delle criticità e delle aree di miglioramento rispetto ai percorsi, con la consequenziale riduzione dei tempi morti, e l’evoluzione del servizio in un’ottica di un migliore utilizzo delle risorse umane e dei mezzi”.
Un provvedimento rivoluzionario che ha provocato qualche protesta tra le sigle sindacali: alcuni lavoratori hanno infatti giudicato troppo invasivo questo sistema di controllo.
L’occhio elettronico potrebbe essere adoperato anche per mappare e successivamente controllare le discariche abusive alimentate quotidianamente dai cittadini incivili. Su tutto il territorio cittadino, attualmente, si contano ben 120 aree utilizzate illegalmente per lo smaltimento dei rifiuti. In tal senso, la tecnologia potrebbe costituire un valido strumento di repressione.
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