Il punteruolo rosso ha infestato numerosi esemplari di palme in Sicilia. Per evitare che il fenomeno si propagasse, poco è stato fatto da parte delle istituzioni. A farlo presente è l’associazione Serapide che ha svolto l’attività di monitoraggio delle palme infette da punteruolo rosso fin dagli inizi del 2010. «I controlli effettuati — dice il presidente e agronomo Daniel Carnabuci — hanno permesso di individuare e segnalare alle autorità competenti il numero, l’ubicazione, l’età, l’altezza, il genere e la specie di circa 1500 esemplari di palme irrimediabilmente compromesse, ricadenti su trenta comuni della provincia di Messina e Catania». Ora, l’Associazione Serapide ha deciso di sospendere il proprio lavoro e di valutare la possibilità di inoltrare denuncia alla Commissione Europea per quanto accaduto in Sicilia. Nell’isola, infatti, per negligenza e incuria — dicono dall’Associazione — il paesaggio è stato irrimediabilmente compromesso, ma la cosa ancor più grave — osservano — è che «l’intero sistema fitosanitario nazionale è inefficiente, il che dovrebbe preoccupare molto visto che oggi si tratta di punteruolo rosso e di palme domani si potrebbe parlare di virus /batteri/funghi /insetti del grano o di altro vegetale o animale costituente prodotto base per l’alimentazione umana». La decisione di abbandonare il proprio compito deriva dal fatto che nonostante le molteplici segnalazioni al Ministero dell’Agricoltura, all’Assessorato per l’Agricoltura siciliano, all’Osservatorio delle malattie delle piante di Acireale, alla Condotta agraria di Milazzo, e nonostante il Decreto di Lotta Obbligatoria che prevede gli abbattimenti e/o gli interventi fitosanitari necessari per contrastasse l’infezione, gran parte delle palme contagiate è ancora al proprio posto; «molte di queste poi — concludono — si trovano in luoghi pubblici e costituiscono un vero pericolo all’incolumità di persone e cose. Inoltre riceviamo risposte di resa per mancanza di mezzi e personale o del classico scarica barile fra le istituzioni».
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