“Sono stato massone e sono riuscito a fare il sovrintendente grazie al mio padrino politico, che si chiama Antonio Martino”. Lo ha detto Paolo Magaudda ,da 12 anni, senza stop, funzionario del Vittorio Emanuele e che il 31 dicembre 2013 dovrà lasciare definitivamente l’ufficio. Dichiarazione che sta facendo il giro della Rete, grazie a Youtube e ai Social network. A porre le domande tre ragazzi del teatro in Fiera che stanno solidarizzando con il presidio dei precari del Vittorio. Tra i tre c’è Claudio Risitano, anima dell”occupazione” al “Pinelli”. La dichiarazione di Magaudda, per molti, è da choc, per altri, per chi conosce Messina e non si scandalizza, normale routine. E probabilmente, proprio questa routine ha “ucciso” Messina. Magaudda ha avuto il candore di dire la verità (chissà se avrebbe detto le stesse parole nel 2000), comunque le ha dette, oggi, probabilmente in ritardo, facendo capire che se a Messina molte cose non vanno è anche perché massoneria e politica hanno collocato in posti chiave figure professionali che nulla avevano a che vedere con le competenze richieste. Un’autocritica velata, ma che rende bene l’idea sulla città dello Stretto. Ma tanto a Messina tutto si sopporta, tutto passa, tutto fila liscio. Basta non dire le cose e lasciare a chi controlla il potere di comportarsi come meglio ritiene. C’è sempre un “Magaudda” da “piazzare” e un potere, così, da poter gestire. Magaudda ha offerto uno spaccato (ristretto al Vittorio) su Messina: “Sono stato massone fino al 2000, poi non lo sono stato più. Non conosco la massoneria a livelli più alti e non so se a Messina questo tipo di massoneria di livello più alto esiste – ha affermato il sovrintendente – per me la massoneria a Messina è come il Rotary”. E sull’incarico che “detiene” ininterrottamente da 12 anni, queste le risposte di Magaudda ai tre ragazzi del Pinelli: “Se sono riuscito a fare il sovrintendente lo debbo al mio padrino politico che è l’onorevole Antonio Martino. C’era qualcuno che mi tutelava altrimenti non avrei fatto il sovrintendente. Ma Martino – aggiunge – non mi ha mai fatto una telefonata, in 12 anni, su come andavano le cose al teatro”.
Insomma il “padrino” piazza e poi si disinteressa, l’importante è aver “sistemato” il “figlioccio”. Magaudda ha tracciato uno spaccato della storia professionale dei suoi ultimi 12 anni, che è anche in gran parte l’ultima storia professionale di Messina, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Insomma, a Messina o hai un “padrino”, come l’ha avuto il sovrintendente, o non vai avanti.
Il peggio è che oggi non va più avanti la città.
( video intervista Magaudda)
@Acaffo
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