Hanno partecipato in migliaia a Messina alla manifestazione studentesca nazionale di stamattina. L’anno scolastico si apre con la riforma dell’istruzione del Governo Renzi, che sebbene si presenti rivoluzionaria, non risana i problemi della scuola pubblica ma la avvicina al modello privato, inserendo nei consigli d’istituto esponenti di quel settore. Gli studenti non ci stanno e scendono in piazza a manifestare la loro opposizione con cori e cortei.
Alle 9 gli studenti della città si sono dati appuntamento a Piazza Antonello, e uniti dagli stessi ideali hanno percorso le principali strade cittadine: inevitabile il
blocco del traffico e il disordine che ne è seguito.
Tra i motivi della protesta i disagi legati alle strutture scolastiche, come l’assenza di materiali sportivi, di palestre, dell’infermeria, del materiale medico, di collegamenti con i mezzi pubblici.
La proposta principale del Movimento Studentesco è quella di istituire dei tavoli tecnici mensili che riuniscano le vertenze studentesche, le dirigenze scolastiche e le istituzioni competenti in modo che gli studenti possano essere parte attiva nell’elaborazione di soluzioni alle carenze degli istituti.
A sorpresa, tra gli studenti, a loro sostegno stamane anche il sindaco Renato Accorinti.
La Flc Cgil ha inviato una nota: “Il piano Buona Scuola proposta dal Governo Renzi tenta di dare una risposta per una parte del precariato di fronte ad un imminente pronunciamento della Corte di Giustizia Europea contro la reiterazione oltre i 36 mesi dei contratti a termine, eppure nelle università e nella ricerca pubblica si licenziano i precari. Non si dice nulla sull’elevazione dell’obbligo scolastico a 18 anni, sul diritto allo studio e sull’apprendimento permanente. Non vengono attivate misure efficaci per contrastare la dispersione scolastica e per ridurre l’alto tasso di coloro che non studiano e non lavorano.
Graziamaria Pistorino, segretaria Flc, sottolinea: “Elevare l’obbligo scolastico, garantire il diritto allo studio, combattere la dispersione scolastica queste misure potrebbero sanare la profonda frattura che esiste tra Nord e Sud del Paese e garantire pari opportunità ai nostri ragazzi. Intanto, sul versante dei lavoratori della scuola, si nega il rinnovo del contratto nazionale per tutti i lavoratori pubblici, riducendo fortemente i salari e la qualità della scuola pubblica”.
Per queste ragioni bisogna aprire una lunga fase di mobilitazione che unifichi giovani, sindacato e cittadini.
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