L’Etna si riaccende: lo fa con una nuova, spettacolare (ma tutt’altro che pericolosa) eruzione. È il cratere Sud-Est del vulcano ad avere registrato un incremento delle emissioni di gas nelle ultime settimane, con la comparsa di cenere già dal 9 maggio scorso. Con il passare dei giorni, le emissioni sono aumentate e il 12 maggio si è aperta una frattura eruttiva, arrivata fino al cono, da dove poi ha iniziato a muoversi un flusso lavico lento e viscoso.
Le ultime rilevazioni dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) mostrano un’espansione della colata di lava, passata prima dalla Valle del Leone e in seguito dalla Valle del Bove. Il 17 maggio si è raggiunto il picco di 2.400 di metri sul livello del mare, ma da lì la quantità di lava ha cominciato a diminuire, mentre nei giorni precedenti si erano verificati anche alcuni piccoli episodi di attività esplosiva.
Secondo l’ultimo bollettino straordinario del 18 maggio, il fronte più avanzato del nuovo flusso lavico si trova ad una quota di circa 2.700 metri in Valle del Leone. «La prima anomalia termica – scrivono gli esperti dell’INGV – è stata identificata il 13 maggio alle ore 6:45 GMT. L’attività termica è stata osservata con continuità per l’intero periodo analizzato fino alle ore 5:00 GMT del 18 maggio».
Il cratere Sud-Est dell’Etna è entrato, con questa eruzione, in una nuova fase che non ha niente in comune con i fenomeni esplosivi degli ultimi 18 mesi. L’analogia è stata riscontrata con l’attività registrata tra gennaio e aprile del 2014, quando la colata di lava proveniva dal fianco orientale del cono.
Per quanto riguarda, invece, il rischio terremoti, l’allerta resta bassa: «L’attività sismica – aggiungono – legata ad eventi da fratturazione a partire dal primo maggio è stata bassa e caratterizzata dall’accadimento di 4 terremoti con magnitudo maggiore o uguale a 2. La sismicità ha interessato prevalentemente l’area del sistema strutturale Pernicana: giorno 7 maggio, 3 eventi con ML compresa tra 2.0 e 2.3 sono stati localizzati a circa 2.5 km N-NO dell’abitato di Vena, ad una profondità di circa 300-400 metri sopra il livello del mare».
Foto: Boris Behncke (ANSA)
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