Mario Biancuzzo, consigliere della VI Municipalità di Messina, torna a chiedere l’eliminazione del pedaggio di Ponte Gallo che «falsamente viene chiamato Villafranca». Biancuzzo ha inviato una nuova richiesta alla Regione Siciliana per chiedere che venga eliminato il pagamento del pedaggio.
«È evidente che le parole volano e i fatti stanno a zero in questa città visto che – scrive Mario Biancuzzo nella nota – da 50 anni continuiamo ad essere trattati non come cittadini, ma come pecore al macello, per che agli occhi della politica e dell’amministrazione siamo buoni solo a pagare, spremuti come limoni, usati, privati del diritto di eguaglianza sociale, economica».
Il pedaggio della discordia
Non è la prima richiesta che Biancuzzo avanza sull’eliminazione del pedaggio. «Infatti – continua la nota – mentre in città per gli svincoli si entra e si esce senza pagare, per entrare ed uscire in località Ponte Gallo, a nord dello stesso Comune di Messina, con un’escamotage ci tartassano con un tributo ingiusto, non dovuto, con una segnaletica erronea e fuorviante. È assurdo vivere facendo finta che esista la democrazia e la legge, dal momento che la petizione con diecimila firme raccolte non trova neanche una risposta presso le Istituzioni.
Sto pensando di trasferirmi sulla luna pur di non pagare ancora insieme ai messinesi tutti un pedaggio sbagliato che penalizza ed indebolisce i cittadini residenti nel territorio a nord del Comune di Messina. Mi appello ai principi della costituzione per rivendicare l’abolizione del pedaggio divenuto da 50 anni un tributo, una tassa imposta con la tracotanza e la negligenza della classe politica-amministrativa.
Basta con le ingiustizie, occorre agire per il benessere e per ripristinare la legalità abolendo definitivamente il pagamento nello stesso territorio comunale, €1,20 per entrare e €1,20 per uscire per compiere 6 km vergogna, e risarcendo 50 anni all’intera cittadinanza pagante. La cifra dovuta a tutti i messinesi è sicuramente elevata e basterebbe per trasformare questo nostro territorio in una megalopoli migliore di quella raccontata all’approssimarsi di ogni tornata elettorale».
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