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Com’era Messina prima del terremoto del 1783? Lo mostra (in 3D) Luciano Giannone

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È una Messina inedita quella rappresentata nel volume di Luciano Giannone che narra, attraverso una  ricostruzione in 3D e a colori, la città dello Stretto, com’era prima del Terremoto del 1783. L’opera sarà presentata giovedì 9 dicembre a Palazzo Zanca. Ad anticipare alcuni dettagli, l’assessore Enzo Caruso: «Questo libro è un viaggio con cui si restituisce una Messina sconosciuta e splendida».

L’appuntamento è fissato per le ore 18.00 di giovedì 9 dicembre presso il Salone delle Bandiere a Palazzo Zanca, per un viaggio nel tempo fino alla Messina tra il XVI e il XVIII secolo. A presentare il volume, dal titolo “Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa” sarà l’autore, il giovane architetto Luciano Giannone, alla presenza degli Assessori alla Cultura Enzo Caruso e ai Beni Culturali Salvatore Mondello.

A commentare è l’assessore Enzo Caruso: «Chissà quante volte è sorto tra i messinesi il desiderio di poter tornare indietro nel tempo, per assaporare la Messina prima del terremoto del 1783. Questo libro è un viaggio – sottolinea –, come ben lo presenta il suo autore Luciano Giannone, a cui va tutta la mia ammirazione per il certosino lavoro di ricerca e per l’estro, tipico dell’architetto, con cui ci restituisce una Messina sconosciuta e splendida, con i suoi palazzi e i suoi quartieri, che va al di là di ogni fervida immaginazione e ci rende orgogliosi di appartenere a quella discendenza di persone che ebbero la capacità di progettarla così maestosa e stupenda, tanto da essere declamata e dipinta da scrittori e artisti di tutta Europa, in transito nello Stretto, o in sosta nel suo accogliente Porto, posto nel baricentro delle rotte commerciali del Mediterraneo».

 

Chi è Luciano Giannone? Laureatosi in Architettura a Firenze, con una tesi che è all’origine della pubblicazione del volume, ha dedicato anni di studio, passione e maestria nell’applicazione di moderne tecnologie, per ricostruire la “Nobile Città di Messina” e restituirla ai messinesi, bella e lussuosa per come la storia ce l’ha tramandata nei racconti e nei ricordi dei viaggiatori che transitarono a Messina tra il XVI e il XVIII secolo.

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