Rifiuti abbandonati ai bordi dei marciapiedi, erbacce che fanno da cornice alle auto parcheggiate e marciapiedi dissestati. Questo è lo scenario che appare ogni giorno a chi si trova a passare per via Manzoni. Il trionfo del degrado che sembra essersi affezionato alla città di Messina. Di chi è la colpa? Il consigliere pentastellato della V Circoscrizione Gabriele Rossellini punta il dito contro l’Amministrazione.
«Da settimane non ci sono interventi di potatura e scerbatura – afferma Rossellini. Non c’è un adeguato servizio di spazzamento e pulizia delle strade e non ci sono gli interventi necessari per riparare le buche e i marciapiedi, con pericolo per l’incolumità dei residenti. Il quartiere è il simbolo dell’abbandono in cui versano alcune zone di Messina dimenticate dalle istituzioni, che si interessano soprattutto del centro città, considerandolo il “salotto buono”, mentre le aree periferiche, che vantano comunque un passato ricco di storia e cultura, sono ormai considerate di serie ‘B’».
«Siamo esterrefatti dal comportamento del Comune poco attento alle esigenze di cittadini – continua il consigliere – che come quelli di centro città, pagano le tasse non avendo però alcun tipo di servizio da settimane. Chiediamo maggiore attenzione e rispetto, ricordando che da questi atteggiamenti possono nascere nei residenti, come spiegato in Sociologia, atteggiamenti di distacco verso le istituzioni per l’erosione dei diritti di cittadinanza, che incidono sulle traiettorie di vita degli abitanti delle zone periferiche. L’ ’interazione tra processi di esclusione e segregazione spaziale alimenta un circolo vizioso che enfatizza una logica d’emergenza».
La richiesta a sindaco e Giunta è, quindi, chiara e decisa: «Quello che chiediamo con urgenza – conclude Rossellini – è un intervento deciso dell’amministrazione in aiuto di questi spazi periferici poiché si palesa, il più delle volte inascoltata, una ricchezza di progettualità, di associazioni, di comitati di quartiere, che concorrono a contrastare, nei limiti possibili, l’abbandono delle istituzioni pubbliche e dei processi di esclusione. Si potrebbe affermare la necessità di una visione eccentrica, nel suo significato etimologico di spostare lo sguardo fuori dal centro».
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