Confesercenti Messina prende posizione contro la manovra finanziaria del Governo nazionale che, cancellando la cedolare secca al 21%, secondo il presidente Alberto Palella penalizzerebbe i commercianti, già in grave difficoltà, facendo salire gli affitti alle stelle.
La misura, spiega il presidente Alberto Palella, cancella la proroga per la cedolare secca al 21% sugli affitti commerciali, aliquota agevolata introdotta dalla Legge di Bilancio 2019 per i nuovi contratti di locazione, inizialmente confermata anche per il 2020, ma poi inaspettatamente annullata.
«L’addio alla cedolare – spiega Palella – è un colpo mortale anche per i commercianti messinesi, già in gravi difficoltà per la crisi dei consumi e le tasse. Il provvedimento arriva in un momento in cui si fa di tutto per contenere i costi, mentre con l’abolizione dell’aliquota agevolata gli affitti saliranno alle stelle e gli esercenti dovranno fare i conti anche con questo problema. Le piccole imprese e i negozi di vicinato rappresentano la linfa dell’economia, e senza di loro le città muoiono. A Messina troppe saracinesche si abbassano per non riaprirsi più e questa decisione sarà il colpo di grazia».
In assenza della cedolare, chiariscono da Confesercenti Messina, il proprietario del fondo commerciale è infatti soggetto all’Irpef, all’addizionale regionale Irpef, all’addizionale comunale Irpef e all’imposta di registro, per un carico totale che può superare il 48% del canone e al quale deve aggiungersi la patrimoniale Imu-Tasi, oltre alle spese di manutenzione dell’immobile e quindi di conseguenza aumentano i canoni di affitto.
«Auspichiamo – conclude Palella – che il Governo ci ripensi e che attui la proposta di Confesercenti Nazionale di ripristinarla con una correzione: l’accesso alla cedolare secca va subordinato alla concessione di un canone concordato al locatario. Mentre prima non c’era garanzia che i beneficiari dell’agevolazione concedessero un risparmio alle attività commerciali, con la variazione suggerita si diminuirebbe il costo del provvedimento e si giustificherebbe il “sacrificio” dell’Erario. In tale modo si recupererebbero i negozi sfitti, favorendo anche il decoro del centro città. I negozi aperti sono luci accese, se le spegniamo favoriamo il buio e dunque il degrado».
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