“Guarda Antonio, hanno rubato il tuo futuro e quello dei tuoi figli se resterete ancora a Messina, io ho sessantanni e potrei anche infischiarmene ma fino a quando sarò sindaco “lotterò”: nel virgolettato ci sono dichiarazioni di pochi giorni fa del sindaco Accorinti. Da Palermo volevano chiarimenti su alcune dichiarazioni alle Agenzie del pacifista che “attaccava” proprio da un Festival a Palermo coloro che avevano “depredato” le casse comunali. Nessun nome, nessuna accusa specifica, solo l’amara realtà di un’amministrazione sull’orlo del dissesto e che in qualche modo deve ripartire.
I fatti di piazza Unione Europea hanno angolazioni differenti. In quel “pugno allo stomaco” dato al protocollo del 4 novembre risuonano quelle parole di Palermo.
C’è stata una cerimonia e il ricordo dei caduti e c’era una bandiera della pace e le parole di Sandro Pertini, il socialista-partigiano finito pure in galera per essersi opposto al Fascismo. Frasi riprese da un primo cittadino che ha associato la sua vita al pacifismo: chiedere ad Accorinti se sia a favore degli armamenti è come stuzzicare Francesco Totti a tifare Lazio. E i messinesi lo hanno votato anche per questo. Sarà il sindaco di tutti ma se tra candidati c’erano delle differenze e c’è una maggioranza che al secondo turno lo ha votato vorrà dire qualcosa. Anche per le rigide cerimonie di un protocollo.
La richiesta del fuori programma è stata la riduzione delle spese militari. Troppe – dicono gli analisti – per un Paese che chiede rilancio dell’occupazione e Sviluppo. Troppe per un Comune dove ogni giorno bussano alla porta senza lavoro, sfrattati, disoccupati e disperati. E dove c’è un sindaco che non può rispondere a tutti perché di soldi non ce ne sono, si risparmia pure sulla carta della rassegna stampa che è passata on-line, si programma il futuro per investire. E serve tempo senza aiuto di Stato e Regione. Qualcuno obietta pure sulla maglietta in una cerimonia istituzionale dove giacca e cravatta sono d’obbligo.
Certo qualcuno potrebbe ricordare il doppio compenso del segretario-direttore Antonio Le Donne ma non ci sono contratti pubblici a titolo gratuito e nessun professionista lavora gratuitamente; chiedetelo ai sindacati. E da Le Donne ci si aspetta molto.
Sui social-network le divisioni tra pro e contro sono da sbarco sulla Luna, da scoppio della Terza guerra mondiale.
Ma dove sta lo scandalo? Nel dire che il governo nazionale spende troppo in armi, mezzi e missioni e con quei fondi poter finanziare gli enti locali al collasso? Dove sta lo scandalo? Nello sfruttare il palcoscenico della Festa delle Forze Armate per dare risalto a un tema nazionale? Il messaggio non avrebbe avuto la stessa forza dirompente. Dove sta l’attore o la primadonna? Nell’esporre la bandiera della pace nel Paese che per costituzione ripudia la guerra? Dov’erano le piazze e i critici nelle feste passate di Stato e dell’esercito? Certo c’è un comandante interregionale irritato che è andato via perché la Festa è stata “rovinata” e con il quale saranno ricuciti i rapporti istituzionali. Ma dove sta l’offesa? Chi è stato offeso direttamente o indirettamente da una richiesta locale di spending-review per un comparto nazionale? A me restano in mente le sue parole: “Si sono presi tutto e hanno rubato il tuo futuro e quello dei tuoi figli se resterete a Messina”. Il futuro, per molti, passa da una bandiera della pace. Di un sessantenne che la sventola a nome dei quarantenni e dei loro figli di Messina. Dove sta lo scandalo? @Acaffo
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