Nuovo Palagiustizia. MessinAccomuna smonta il progetto del sindaco De Luca

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«Mancano gli spazi, i finanziamenti, i tempi». Secondo MessinAccomuna il progetto presentato dal sindaco Cateno De Luca per realizzare il nuovo Palagiustizia della città dello Stretto in via La Farina, al posto del parcheggio conosciuto ai più come “Il fosso”, fa acqua da tutte le parti.

Attraverso un’analisi delle ultime dichiarazioni rilasciate dal primo cittadino in merito all’ambizioso progetto di edificazione del nuovo Tribunale, il laboratorio di partecipazione civica di cui fa parte l’ex sindaco Renato Accorinti smonta punto per punto tempi, date e costi.

Secondo MessinAccomuna, in sostanza, i tempi richiesti per la realizzazione del progetto sarebbero di almeno 10-11 anni e non 4, come previsto dal Sindaco; i costi ammonterebbero a 40 milioni di euro e non a 20; gli spazi disponibili nell’area del parcheggio di via “La Farina” sono troppo “stretti” per un edificio che, comprensivo di uffici, dovrebbe occupare oltre 14.000 metri quadri.

Pubblichiamo, di seguito, l‘analisi integrale proposta da MessinAccomuna, suddivisa in paragrafi, e l’alternativa proposta.

Cosa non quadra secondo MessinAccomuna

Superfici e Piano Regolatore

Tramite il SIT, il geoportale della città di Messina, il laboratorio ha esaminato l’area che dovrebbe accogliere il nuovo Palazzo: «Le aree oggi utilizzabili (zona Sp) nel cosiddetto fosso di via La Farina – spiega MessinAccomuna – hanno una superficie di circa 1.900 mq e non 3.200 come dichiarato dal Sindaco, che ha anche affermato che si realizzeranno 14.000 metri quadri per uffici cioè circa 45.000 metri cubi, oltre ai parcheggi».

Inoltre, sottolinea il laboratorio, a causa della poca distanza dal mare – 500 metri – l’area edificabile sarebbe solo di 1.400 metri cubi: «Infinitamente meno di quanto dichiarato».

Tempi

I tempi di realizzazione, secondo MessinAccomuna, sono stati sottostimati: «Il Sindaco – scrivono – ha dichiarato che entro 4 anni il nuovo edificio sarà finito e collaudato ma non ha detto in base a quale azione miracolosa questo avverrà».

«Il rapporto 2018 pubblicato dall’Agenzia della Coesione indica che per un’opera da 40 milioni in Italia il tempo medio è superiore ai 10 anni, questo va aumentato, sempre per i dati esposti nel rapporto, del 15% per la Sicilia perché maglia nera per i tempi di realizzazione delle opere. Si arriva, quindi, a 11-12 anni. A questo bisogna aggiungere che la storia recente (Stadio, Porto, via Don Blasco, Torrente Bisconte Cataratti) conferma e aumenta la previsione di 11-12 anni».

«Inoltre – aggiungono – la necessità di variante allo strumento urbanistico allungherà ulteriormente i tempi di alcuni anni. Temiamo che anche in questo caso, come già accaduto per lo sbaraccamento, la data indicata sia di pura fantasia e senza alcun dato concreto a supporto».

Costi, ribassi e risparmi

Secondo quanto riportato da MessinAccomuna, il Sindaco avrebbe stimato un costo totale di 40 milioni di euro da dimezzare, scendendo a 20 milioni di euro, in considerazione del risparmio sugli affitti (6 milioni) e da quello derivante dal ribasso d’asta (14 milioni).

«Quanto affermato – contesta il laboratorio – è lontano dalla realtà, perché come il Sindaco sa, il ribasso, fosse anche del 90%, interverrà in fase di gara, ma per fare l’appalto si ha necessità, per legge, di disporre dell’intero finanziamento. Inoltre, i risparmi annunciati derivanti da affitti che non si pagheranno, non ci saranno sia perché il tempo di costruzione sarà ben più lungo dei 4 anni dichiarati ma soprattutto perché, come sa chi amministra, da alcuni anni le spese per la Giustizia (anche per le sedi) sono sostenute direttamente dal Ministero e non più dai comuni. Quindi per un progetto da 40 milioni di euro, servono 40 milioni di euro che a oggi non ci sono».

Progetto

Per quel che riguarda il progetto in sé, MessinAccomuna specifica: «È stato detto che il Dipartimento Lavori Pubblici ha già sviluppato un progetto di massima. È questa una definizione normativamente superata, tuttavia va certamente intesa come un’attestazione dell’esistenza del primo livello di progettazione».

Ma l’Associazione solleva un problema: vale a dire che per un’opera di queste dimensioni occorrerebbe tutta una serie di studi di cui al momento il Comune sembra essere sprovvisto. Si tratterebbe, nello specifico, di “indagini geologiche e idrogeologiche, idrologiche, idrauliche, geotecniche, sismiche”.

Inoltre, conclude MessinAccomuna: «Non sembra esserci traccia di atti ufficiali come un documento preliminare alla progettazione, approvazioni, e così via».

L’alternativa

Secondo MessinAccomuna un’opzione, già vagliata, sarebbe quella di realizzare il nuovo Palagiustizia nell’area, che offre 11.000 mq coperti e 20.000 mq scoperti, dell’ex Ospedale Militare.

«La soluzione proposta per la realizzazione nelle aree dell’Ospedale Militare – sottolinea in proposito l’Associazione – oltre a essere in linea con le politiche, nazionali ed europee di recupero e riuso delle aree sottoutilizzate nelle città, è congrua in termini di spazi. Dispone, inoltre, delle risorse finanziarie necessarie, e offre la possibilità di risparmiare denaro pubblico in tempi rapidi».

«Certamente – conclude MessinAccomuna – può essere migliorata e si può cercare insieme con i firmatari dell’accordo di accelerare il suo iter originariamente previsto in 36 mesi, ma abbandonare questa strada per il “Fosso” significa lasciare le cose nella situazione attuale in cui gli unici ad avere beneficio sono i proprietari dei circa 7.200 mq che a oggi vengono affittati all’esterno di Palazzo Piacentini».

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