Il Consigliere comunale Pd, Paolo David, nonostante le rassicurazioni e i controlli medici effettuati sui migranti al momento dello sbarco a Messina, si rivolge all’Amministrazione comunale chiedendole «quali sono stati i mezzi e le tecniche utilizzate dal personale della Croce Rossa Italiana nel verificare e soprattutto nell’assicurarsi che nessuno dei 361 immigrati, ultimi sbarcati, sia portatore del virus Ebola, considerato che il tempo di incubazione del virus, dato allarmante, varia dai 2 ai 25 giorni circa».
«Nonostante lo stato d’allerta “dichiarato” e “conclamato” dal Ministero della Salute — scrive il consigliere —, a Messina non sono state poste in essere misure di sorveglianza cautelative e di prevenzione adeguate, in quanto il Sindaco si preoccupa solamente di dare accoglienza, anche se non adeguata, senza tener conto dei rischi che incombono nella città e per i cittadini».
«Né il Sindaco né le autorità preposte, si sono preoccupate di attuare una profilassi adeguata per limitare i rischi di contagio. E poi — prosegue —, in quale condizione vengono sistemati gli immigrati? È assurdo pensare di attivare un piano di accoglienza ammassando più di 500 persone nelle tendopoli del Pala Nebiolo, trasformandola in una improvvisata, ma non adeguata, struttura di accoglienza, sita in una zona residenziale, dove ci sono numerose scuole e quindi la presenza di numerosi ragazzi e bambini, una categoria da proteggere e tutelare e non da esporre a rischi».
E ancora: «Non è stato attivato nessun codice rosso per effettuare controlli adeguati; quel codice rosso che è stato già attivato dai principali aeroporti Europei, a differenza di quanto fatto in Italia e in Sicilia in particolare. Invito il Presidente della Regione a dimostrarsi più sensibile a questa emergente problematica, attuando delle misure che limitano l’entrata e gli sbarchi degli immigrati in Sicilia, attivando una rigida sorveglianza e un rigido controllo dal punto di vista sanitario, prima che sia troppo tardi».
«Quello che chiedo — conclude — è di cercare di coniugare la difesa della vita umana con la tutela dei diritti del cittadino».
(109)