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Siracusano scrive ai vertici del Pd: «Servono regole condivise»

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«Compagni e amici, una comunità politica democratica, come dovrebbe essere il nostro partito, si regge su regole condivise che ne definiscono sia la modalità di accesso (tesseramento) e sia la definizione della linea politica e gruppi dirigenti (congressi)». Inizia così la lettera che Domenico Siracusano, iscritto al Pd di Messina, inoltra al segretario nazionale del Pd, Guglielmo Epifani; al segretario regionale e reggente del Pd a Messina, Giuseppe Lupo; alla Commissione Nazionale di Garanzia; alle Commissioni nazionale,  regionale e cittadina per il Congresso; ai candidati alla segreteria nazionale, Giuseppe Civati, Gianni Cuperlo, Gianni Pittella, Matteo Renzi.

«Ci apprestiamo — ricorda Siracusano nella missiva — a vivere, in una difficilissima fase politica di fronte ad una crisi economica senza precedenti, una delicata fase congressuale che dovrebbe dare identità, energie ed organizzazione al Partito Democratico. In Provincia di Messina, dove la crisi politica, economica e morale raggiunge, se possibile, livelli ancora più critici ci accingiamo a vivere  i congressi di circoli e, quindi, l’elezione del Segretario Provinciale in un clima che non sta rispettando le attese di rinnovamento e ricostruzione che lo stesso reggente Giuseppe Lupo ha contribuito a creare».

«Era stato garantito che — prosegue —, con il nuovo congresso, per favorire una partecipazione ordinata e trasparente, si sarebbe posto rimedio alle storture che negli anni si erano realizzate in contrasto alla Statuto Nazionale e Regionale, con l’avallo dei deputati regionali e nazionali della nostra provincia. Oltre sessanta circoli nel capoluogo e due o più circoli in comuni piccoli e piccolissimicreati unicamente per venire incontro alle esigenze di differenziazione di gruppi e gruppuscoli. Per riportare la legittimità statutaria, rispetto all’indirizzo politico del Segretario Regionale, Giuseppe Lupo, la Commissione Regionale per il Congresso ha deliberato di ridurre a dieci i circoli nel capoluogo, tenendo conto dell’estensione delle periferie e dei villaggi collinari, e di unificare i circoli nei comuni della provincia».

Ciò che a questo punto evidenzia Siracusano è che «nulla di tutto questo è stato realizzato. Nella quasi totalità dei Comuni della Provincia rimangono più circoli per Comune mentre nel capoluogo i circoli sono stati ridotti a dieci è vero ma senza tenere in alcun conto quanto previsto dallo statuto regionale il quale, all’Articolo 5 lo Statuto Regionale del Partito Democratico di Sicilia che al comma 2, specifica che “La base territoriale del circolo è il comune e le circoscrizioni ove presenti, salvo eccezioni motivate da esigenze di nuclei abitati o frazioni distanti”. I 60 circoli sono stati, invece,  accorpati senza alcuna logica territoriale e anche a cavallo tra una circoscrizione e l’altra. Così il Partito Democratico  in Provincia di Messina vive di vita propria fuori dalle regole dello Statuto Nazionale e Regionale».

«Compagni e amici in indirizzo, a voi le valutazioni e le eventuali decisioni su una condizione che contrasta la legittimità statutaria e, certo, non favorisce la partecipazione vera e il confronto profondo anzi crea il paradosso di un partito che non riesce ad attuare le proprie regole pensate per la crescita e lo sviluppo del proprio radicamento territoriale per assecondare uno status quo più che discutibile. A me — dichiara — la presa d’atto che il Circolo Cesare Terranova di cui ho fatto parte e che ha operato per anni nella III Circoscrizione tra Camaro e il Quartiere Lombardo, esprimendo anche rappresentanze in sede istituzionale, è stato accorpato con alcuni circoli del centro città, di un’altra circoscrizione,senza nessuna logica politica ne considerazione delle dinamiche e della rappresentanza territoriale. Su queste basi — conclude — il nostro Congresso rappresenta una ennesima occasione mancata: una sconfitta per un partito chiuso in se stesso che non riesce ad entrare in relazione con le istanze e i bisogni delle comunità della nostra provincia».

 

 

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