E’ già postGenovese nel partito democratico messinese. In vista dell’assemblea provinciale del 31 marzo è partito il treno che porterà alla stazione di una nuova leadership. Forse. Del gruppo Genovese, con quest’ultimo a rischio arresti, restano il deputato regionale Franco Rinaldi, indagato nell’inchiesta sui fondi della Formazione professionale e una schiera notevole di consiglieri comunali (tra i più eletti alle ultime amministrative con migliaia e migliaia di preferenze raccolte) e di esponenti circoscrizionali.
All’ultima assemblea provinciale che aveva portato una nuova crisi tra le correnti sulla composizione dei delegati restava in campo la candidura a segretario cittadino del Pd di Felice Calabrò, anche lui del gruppo Genovese.
Il parlamentare regionale Filippo Panarello che con il collega all’Ars Pippo Laccoto dovrebbe raccogliere l'”eredità” dice: “Condivido la nota dei segretari Raciti e Ridolfo, bisogna operare una svolta radicale che non è di parte ma visti i fatti è un’esigenza oggettiva, occorre modificare l’organizzazione del partito messinese e mi riferisco concretamente al numero dei circoli, al rispetto delle regole, al tesseramento e restituire al Pd un assetto organizzativo serio perché il partito non può restare sotto le macerie per la vicenda Genovese”.
Ai Renziani della prima ora, come Alessandro Russo e Francesco Palano Quero, la nota dei due segretari non è piaciuta. Sollecitano l’espulsione dal partito di Genovese e le dimissioni di Ridolfo frutto dell’accordo trilaterale Genovese-Laccoto-Panarello che non può reggere più dopo la cronaca giudiziaria degli ultimi giorni.
“Basta con il politichese – afferma Russo – a Messina il Pd deve ripartire da zero, all’assemblea del 31 marzo proporremo al primo punto la questione morale che significa portare all’espulsione di Genovese dai democratici”. Il 31 marzo i Renziani del capoluogo chiederanno di discutere
1) azzeramento della segreteria provinciale (frutto dell’accordo con Genovese);
2) questione morale del partito (come ha funzionato la macchina del consenso dopato che sta emergendo in queste ore);
3) commissariamento del partito;
4) che fine hanno fatto i soldi del finanziamento ai partiti? Chi gestisce la cassa? Che spese sono state effettuate in questi anni e chi le ha autorizzate?
5) criteri di moralità minima aggiuntiva per accedere a ruoli ed incarichi.
6) ricorsi amministrativi e loro opportunità/ rapporti con amministrazione Accorinti.
Sappiate – conclude Russo – che noi il Pd come è stato non lo vogliamo mai più. Lo rivolteremo come un calzino. Chi vorrà cambiare davvero, sarà con noi, chi vorrà cambiare a parole, lo scopriremo subito. Basta struzzi. Basta pavidità!”. @Acaffo
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