La Corte dei Conti replica alle due memorie presentate dal Comune il 12 aprile. I giudici ribadiscono, ancora una volta, come le condizioni finanziarie di Palazzo Zanca riassunte in 11 punti restino molto critiche nonostante le controdeduzioni dell’ente pubblico. L’atto è stato inviato alla sottocommissione del ministero degli Interni che sta vagliando la possibilità di concedere il prestito del Fondo di rotazione nazionale per salvare Messina dal dissesto. I revisori dei Conti del Comune predicano calma e dicono che l’atto della Corte dei Conti non è “nuovo” per il rischio dissesto. Ma la sintesi di “criticità” già esposte. Ma dalla Corte dei Conti di Palermo, a firma Francesco Albo, Maurizio Graffeo (presidente), e del dirigente Maria Di Francesco, è giunto un nuovo documento che vagliando il consuntivo 2011 e il bilancio di previsione 2012 di Palazzo Zanca dispone “profili di criticità con riferimento ai punti da 1 a 11 del deferimento e dispone che copia della presente deliberazione sia inoltrata alla Sottocommissione della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali presso il ministero dell’Interno ad integrazione della documentazione già in suo possesso”. In pratica è la risposta dei giudici contabili alle relazioni presentate dal Comune sul rendiconto 2011 e il previsionale 2012. Gli undici punti di “criticità” indicati dai giudici sono il grave ritardo nell’approvazione del rendiconto 2011, il mancato rispetto del Patto di stabilità per il 2011, la mancata previsione nel bilancio 2012 degli effetti sanzionatori collegati al mancato rispetto del Patto di stabilità interno 2011, la persistente situazione di deficitarietà strutturale, il disavanzo strutturale di competenze dell’ultimo triennio e di parte corrente, la presenza di consistenti debiti fuori bilancio riconosciuti e da riconoscere per un totale di 70.698.626,67 (risultano pignoramenti nel 2011 pari a 635.529,40 a cui si aggiungono numerosi pagamenti coattivamente disposti dai commissari ad acta nominati dal Tar, elevato volume dei residui attivi relativi ad anni precedenti il 2007, il persistente e sistematico ricorso all’anticipazione di tesoreria, il mancato rispetto della quota vincolata di destinazione delle sanzioni amministrative pecuniarie per violazione del codice della strada, il mancato rispetto dei limiti su “Relazioni pubbliche, convegni, mostre, pubblicità e rappresentanza”, irregolare utilizzo dei capitoli afferenti ai servizi conto terzi con particolare riferimento ad alcune voci di spesa non in linea con il principio di tassatività: “pagamenti diversi a dipendenti comunali per 303.017, 68 euro – “Anticipazioni di cassa emolumenti personale contrattista” per 1.280.000 euro – “pagamenti diversi” (?) 420.670,30 euro con i giudici che mettono un punto interrogativo – “Somme disponibili da accertamenti” 714.035,02 euro. Il punto 12 non risulta tra gli elementi di criticità: ovvero la mancanza di elementi conoscitivi relativi al rispetto, a livello previsionale, del limite di cui all’art. 9, comma 28, del D. L. n. 78/2010. I giudici contabili ricordano l’adunanza pubblica del 12 aprile del ragioniere generale Ferdinando Coglitore e del dirigente Programmazione Bilancio Entrate dove il Comune ha presentato due memorie con le risposte dell’amministrazione ai punti. Nel documento della Corte dei Conti i giudici confermano i loro dubbi rispetto alle repliche di Palazzo Zanca.
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