Eller-Accorinti, storia di un amore mai nato

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Quella tra Luca Eller Vainicher  e Renato Accorinti è la storia di un amore mai nato, di un feeling appena abbozzato ma mai realmente sbocciato a causa dell’eccessiva  diversità tra le parti sulla visione della gestione della macchina amministrativa. L’uomo di Sesto Fiorentino va via sbattendo la porta a colpi di post su facebook e di tweet, dopo aver fatto la sua comparsa a fine 2015 quando è entrato a Palazzo Zanca con i gradi di “badante” dell’ex assessore al bilancio, Guido Signorino, di cui prenderà il posto dopo una manciata di settimane.

Tessera del Partito Democratico in tasca e fama di renziano della prima ora, Eller chiarisce subito come la sua sia una nomina tecnica e non politica, ma quella tessera e quella nomina lo rendono difficilmente accettabile agli occhi degli “accorintiani” più duri e puri, mentre tra i banchi del centrodestra c’è chi urla all’inciucio politico con il Governo Renzi e con lo stesso Pd.

Il suo impatto mediatico lascia il segno. Insieme al sindaco Accorinti partecipa alla “Faraona” di Palermo, mentre non disdegna alcune stoccate al suo predecessore, reo di aver lasciato un’area finanziaria lenta e ingolfata, capace di presentare i bilanci con dodici mesi di ritardo.

Le critiche piovono da tutte le parti,  anche dallo stesso Partito Democratico, tanto che il commissario, Ernesto Carbone, lo caccia da un’assemblea cittadina, ma lui incassa e porta a casa. La sfida più importante è rimettere in sesto i conti di un Comune sull’orlo del tracollo finanziario, i bilanci vengono presentati con maggior frequenza ma la situazione si arena quando l’amministrazione inizia un duro scontro con il collegio dei revisori dei conti accusato di cercare il pelo nell’uovo e bloccare i bilanci.

Eller veste i panni dell’equilibrista, fa buon viso a cattivo gioco davanti alle accuse mosse da Accorinti all’organo di revisione, ma dall’altra parte prova spesso a mediare con l’ex presidente, Dario Zaccone. La sua rivoluzione, improntata sull’ottimismo tipicamente renziano, fa sì che il consiglio comunale, al di là delle diversità politiche,  ne apprezzi schiettezza e competenza e c’è la sensazione che a Palazzo Zanca si respiri un’aria nuova.

 E’ in prima linea nel giorno della firma sul Masterplan e nel recente incontro con il Ministro De Vincenti, ma con il passare del tempo le diversità  diventano sempre più insostenibili, come ad esempio la posizione sul Referendum costituzionale del 4 dicembre scorso, che lo vede schierato pubblicamente in favore del Sì.

Che qualcosa stesse bollendo lo si era capito già sabato scorso, quando né lui né l’assessore, Ursino, hanno partecipato alla manifestazione in sostegno della giunta, come se fossero due corpi estranei completamente dissociati dal resto dell’amministrazione.

Dal sindaco non un solo accenno sul cambiamento dato in questi mesi da Eller, che, forse in modo strumentale, ha colto la palla al balzo prendendo spunto dalla riunione a cui ha partecipato il leader di Sinistra Italiana, Stefano Fassina, al cospetto di una platea che non rappresenta certo l’elettorato del Pd.

Del resto, appare ovvio che Eller non potesse aspettarsi che ad un incontro con Fassina si parlasse bene del Pd di Renzi.

Ed è così che il ‘fedelissimo’ dell’ex premier ha svestito i panni del tecnico indossati per dodici mesi per rimettere quelli dell’uomo di partito, tanto da provocare la rottura con un sindaco con cui non è mai realmente scoccata la scintilla.

Antonio Macauda

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