L’ex assessore Gianfranco Scoglio analizza in una nota le problematiche economiche che insistono nella città dello Stretto decretandone il progressivo impoverimento. Scoglio, ancora una volta, sollecita l’attuale Amministrazione a mettere in campo una strategia concreta sul fronte politico-economico per risollevare le sorti del sistema produttivo cittadino: «Non è più tempo di proclami mediatici — scrive — ma di azioni reali che rimettano da subito in moto l’economia».
Ecco il testo:
«L’economia siciliana affonda, quella messinese non ne parliamo. Quanto tempo ci vorrà per comprendere che il fermo dei cantieri pubblici, la mancata programmazione dei fondi europei, il rallentamento di ogni progetto di partenariato pubblico-privato, la mancata liberalizzazione dei servizi pubblici, l’aumento della pressione fiscale hanno distrutto il ceto medio e la classe produttiva?
O forse pensiamo che i commercianti del centro città licenziano il personale o, peggio, chiudono i propri esercizi commerciali per fare un dispetto a chi ritiene che bisogna pedonalizzare le vie del centro?
O ancora, che basti un dibattito sulla Città Metropolitana per fregiarsi di un titolo e annunciare ritrovate sinergie con una Regione che ha mortificato e continua a mortificare la propria autonomia statutaria?
Forse solo quando, a causa del mancato gettito fiscale, saranno a rischio gli stipendi dei dipendenti pubblici comprenderemo che è necessario un profondo cambiamento della nostra mentalità e apriremo i cassetti delle scrivanie per rispolverare programmi e progetti che, inopinatamente, giacciono lì dimenticati.
Non si parla più del recupero della Cittadella, di Maregrosso, delle ex zona Zir e Zis, del waterfront. Eppure da tre anni è stato sottoscritto il contratto con gli aggiudicatari del concorso europeo di progettazione, esistono progetti preliminari e definitivi per l’attivazione del partenariato pubblico-privato per la realizzazione di un porticciolo turistico e un centro direzionale per lo sviluppo turistico, la via marina, la riqualificazione del litorale da Tremestieri a Capo Peloro-Tono, e finanziamenti per circa 17 mile per lo sviluppo sociale ed ecosostenibile, ma i cantieri sono desolatamente chiusi.
Messina è l’unica città d’Italia dove un ente locale è socio di una società di trasformazione urbana e decide di non scegliere facendola galleggiare senza determinarne le linee di sviluppo. Persino quando si parla del secondo Palazzo di Giustizia non si prende in considerazione la localizzazione del Tirone in ipotesi in cui non si utilizzi la Casa dello Studente, pensando a improbabili delocalizzazioni fuori dal centro città.
Nessuna battaglia politica è stata posta in essere a difesa della città per l’inopinato scippo delle risorse del Ponte, della cui mancata realizzazione forse oggi iniziamo a comprendere effettivamente il danno sociale, eppure dopo decenni oggi Messina è rappresentata a livello Governativo.
L’Amministrazione ha il diritto di scegliere ma anche il dovere nella continuità amministrativa di attivarsi immediatamente per rimuovere tutti gli ostacoli amministrativi che si frappongono allo sviluppo del territorio e per rivendicare risorse nella programmazione comunitaria per l’attuazione delle proprie strategie.
Esiste un piano strategico approvato dal Consiglio Comunale che indica le linee dello sviluppo sostenibile e i percorsi per la sua realizzazione, eppure l’Amministrazione sembra dimenticarlo e ritiene invece di dover attendere un decennio per l’ approvazione del nuovo Prg.
Ora che l’accordo tra le forze politiche di centrosinistra ha garantito stabilità all’Amministrazione scegliendo di non mettere più in discussione il risultato elettorale è tempo che il Sindaco scelga se vuole assistere impassibile alla crisi economica o se viceversa Voglia attivare tutti gli strumenti e le risorse a propria disposizione».
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