Una “informativa interdittiva” della Prefettura di Milano, lo scorso 15 gennaio, ha escluso un’azienda messinese dai lavori sul sito espositivo di Expo 2015.
Motivo dell’esclusione sarebbe il “rischio di infiltrazioni mafiose”, che la Prefettura sospetterebbe esista per la Ventura spa, di Furnari, specializzata nel settore delle opere a verde, di arredo in aree pubbliche e private, di opere di ingegneria naturalistica, mitigazione ambientale, idraulica agraria, costruzioni civili ed indistriali, costruzioni e manutenzioni di strade, sottoservizi, impianti tecnologici. La Ventura è una delle società coinvolte nei lavori sulla cosiddetta ‘Piastra’, l’infrastrutturazione di base del sito.
Secondo quanto aveva scritto L’Espresso, “l’appalto principale e più pagato per l’Expo 2015 a Milano, la scorsa estate, se l’era aggiudicato la Ventura Spa, già in affari con la mafia. Un appalto da 272 milioni assegnato con un ribasso record di 106 milioni”.
Spetterà ora alla Mantovani, capofila del raggruppamento di imprese che si è aggiudicato la gara, escludere la società siciliana e trovare quindi un sostituto per i lavori sul verde e la rimozione degli sfalci dal terreno su cui dovranno sorgere i padiglioni della manifestazione, su cui la Ventura era all’opera.
Un’azienda, la Ventura Spa, sulla cui mancata trasparenza si è espresso oggi, in conferenza stampa, il presidente della Regione, Crocetta. Ma qual è la storia di questa società che, nonostante la misura interdittiva disposta dalla prefettura di Milano si è aggiudicata, con il Cas, un appalto da nove milioni per diciotto mesi di sorveglianza?
Il nome della Ventura spa spunta nell’ordinanza della operazione Gotha tre, la maxi-operazione del Ros che nel luglio 2012 portò in carcere dodici persone. Tra queste, l’avvocato Rosario Cattafi, oggi pentito e dai pentiti descritto come “la mente” della mafia barcellonese, le cui dichiarazioni sono considerate attendibili per svelare finalmente i segreti della trattativa Stato-mafia.
Ebbene, sulla scorta dell’indagine Gotha 3, più volte è venuto fuori il nome della ditta di Furnari. Pur non rimanendo, mai, va detto, espressamente coinvolta nell’operazione, alcune testimonianze di imprenditori esclusi dalle gare d’appalto siciliane, collegano la Ventura nel giro delle imprese collegate ai boss e alla grande spartizione degli appalti pubblici in tutto il Messinese.
A tirare le fila- secondo l’accusa- sarebbe stato Salvatore Sam Di Salvo, dagli inquirenti ritenuto personaggio di spicco della mafia barcellonese. Era lui, secondo la ricostruzione dei carabinieri, ad avere i rapporti con i Ventura. E così si scopre che nel 2003, durante una perquisizione in casa di Di Salvo i magistrati trovano una serie di certificati Soa, alcuni intestati alla ditta Ventura. Ma agli atti viene aggiunto altro: e cioè la partecipazione della società di Furnari a un consorzio temporaneo di imprese composto da ditte prevalentemente riconducibili ai Ventura.
Tra gli imprenditori vessati, uno racconta, di essere stato invitato da Di Salvo ad una riunione negli uffici dell’impresa Ventura Giuseppe. Lì – dice – Di Salvo avrebbe svelato le sue intenzioni di voler organizzare in maniera più precisa e “professionale” le turbative delle aste. Negli intenti di Di Salvo- a detta del testimone – ci sarebbe stato il tentativo di coinvolgere Ventura nell’azione illegale, perchè vicino ad altri imprenditori siciliani e del Nord. Questo per aumentare le offerte e condurre la turbativa con minimi margini di errore ed aggiudicarsi con maggiore certezza gli appalti di loro interesse. Ma Ventura si sarebbe dissociato.
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