Casa Serena. La lettera dell’ex assessore Caroniti che rimprovera Croce e Buzzanca

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caroniti«Non avevo mai avuto ufficialmente la delega agli anziani né alle disabilità, ma mi ero ugualmente interessato di quei problemi che notavo continuassero a rimanere senza soluzione alcuna. Nessuno però, dal momento della mia decadenza dalla carica di assessore ad oggi, mi ha mai chiesto che cosa avessi fatto in questi anni e semmai avessi lasciato in sospeso qualche progetto». Così l’ex Assessore ai Servizi sociali, Dario Caroniti, scrive in una lettera nella quale critica l’operato del commissario Luigi Croce riguardo la questione di Casa Serena. Nella sua lettera, Caroniti scrive: «La decisione del commissario del comune di Messina di chiudere Casa Serena alla scadenza dell’appalto non è una novità degli ultimi giorni. Fin dal suo insediamento aveva dato direttive di non accogliere nuovi ospiti, bloccando già nel mese di settembre un’operazione di trasferimento di dieci disabili mentali da una casa famiglia di Aci Sant’Antonio a Casa Serena. Non avevo subito compreso – prosegue − il perché di un atto che avrebbe comportato un risparmio per l’amministrazione comunale di circa 400mila euro l’anno e che non ero riuscito personalmente a portare a compimento a causa della continua rotazione di dirigenti ai servizi imposta dal sindaco Buzzanca e dal suo allora fedelissimo Capo di Gabinetto, Antonio Ruggeri».

«A scapito di quanto dichiarato da Buzzanca al momento delle sue dimissioni da sindaco – afferma Caroniti −, il programma riguardante i servizi sociali non si era affatto completato. Erano in sospeso progetti finanziati dalla regione dal governo nazionale e dall’Unione europea per oltre tre milioni di euro, era in scadenza l’iter per l’avviamento dei bandi della 328 per 14 milioni di euro, finalmente sbloccati grazie a un paziente lavoro di raccordo con gli uffici della Regione, ed erano soprattutto in scadenza gli appalti dei servizi sociali, che garantiscono assistenza a oltre tre mila persone (fra anziani, giovani e disabili) e danno occupazione a circa cinquecento lavoratori.

E sulle sorti di Casa Serena, l’ex assessore continua: «Certamente Casa Serena meritava un ragionamento a parte, perché i costi di gestione erano stati storicamente parametrati alla necessità di fare lavorare quante più persone possibile, senza neppure badare alle reali necessità di una struttura per anziani. A questo si aggiungeva la vetustà della struttura e la necessità di una ristrutturazione e di un adeguamento alle norme sulla sicurezza. A questo proposito, se in una prima fase, nei primi anni dell’amministrazione Buzzanca, si era pensato di risolvere quest’ultimo problema grazie a un mega progetto da fare finanziare all’Unione europea, già da un anno si era concordato di non rinnovare l’appalto per come lo si era fatto le volte precedenti. Si voleva, invece, procedere a un doppio affidamento che avrebbe previsto la ristrutturazione e la gestione, accollando l’onere della ristrutturazione alla cooperativa che avrebbe ricevuto la gestione, la quale avrebbe goduto negli anni successivi di maggiori somme, dovute appunto a pagare gli interventi edili. Oggi sento che il commissario non ha affatto quest’intenzione e che è deciso a procedere con la chiusura della struttura. Il risparmio sarebbe evidente, pagare la retta agli anziani attualmente ospiti di Casa Serena costerebbe molto meno che tenere aperta la struttura. Le scorciatoie sono però spesso pericolose. L’esito peggiore sarebbe quello degli anziani, i veri utenti del servizio sociale, che transiterebbero da una realtà in cui ogni settimana si svolgevano attività ricreative e di socializzazioni a quelle sale d’aspetto della morte che sono la gran parte delle case di riposo private».

Caroniti conclude il suo appello ribadendo un altro punto: «L’eccessivo carico di stipendi è il vero problema dell’amministrazione comunale di Messina, anche se le ultime assunzioni risalgono ad almeno 7 anni fa. A pagare il conto non possono essere solo alcuni lavoratori a scapito di altri. Già i lavoratori della coop Feluca hanno perso il lavoro. È vero, erano troppi per il servizio che svolgevano, ma non ero i soli! Oggi si parla dei lavoratori di Casa Serena, ma perché dovrebbero pagare loro, quando il buco di bilancio è dovuto alle eccessive assunzioni di MessinAmbiente e dell’ATM? Non si tratta di fare una guerra tra lavoratori ma di cercare soluzioni condivise. Messina ha gli strumenti e le professionalità per sopravvivere alla crisi. Ha necessità però di quel che finora le è mancato: l’unione delle intelligenze, la fine di una avvilente guerra per il potere, l’amore per il bene comune e un pizzico di speranza».

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