Amam. Termini: “Noi fatto sempre il possibile”. La Rosa: “Servono interventi radicali”

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Una conferenza stampa che ha avuto momenti particolarmente accesi ed altri più colloquiali, quella che si è svolta stamattina nella Sala Commissioni di Palazzo Zanca e che ha avuto come oggetto “Raddoppio condotta idrica ed esecuzione di opere di messa in sicurezza”.

Presenti alla conferenza, organizzata dal consigliere Trischitta, il Presidente dell’Amam, Leonardo Termini, l’ingegnere Luigi La Rosa e altri consiglieri comunali.

I punti centrali sono stati la progettazione di un raddoppio della condotta di Fiumefreddo, con la creazione di un nuovo acquedotto, con una spesa vicina e forse superiore ai 70 milioni di euro, la messa in sicurezza della zona di Calatabiano e il ripristino della condotta attuale di Fiumefreddo, con una spesa di 6 milioni di euro.

“Servono interventi radicali – ha spiegato l’ingegnere La Rosa -. Messina potrebbe godere di due acquedotti, quello di Fiumefreddo e quello dell’Alcantara. Sappiamo che questa seconda fonte di approvvigionamento idrico, della portata di 400 litri al secondo, è oggi in mano a Siciliacque, che per il 75% appartiene a una società privata, e per il 25% è di proprietà della Regione. Qualora si verificasse un problema, sarebbero entrambi utili”.

Questo il primo argomento sviluppato durante l’incontro di oggi. “Siciliacque, da società privata, vuole ricavare un profitto – afferma il Presidente Termini -. L’acquedotto dell’Alcantara non è funzionante da 6 anni e necessita di lavori. Il motivo per cui questi lavori non sono stati effettuati è che il Comune di Messina non ha più comprato acqua dalla Società, quindi essa non ha avuto alcun interesse a progettare un piano per un suo totale ripristino. Cosa che, ci è stato detto, hanno deciso di fare ultimamente. Ci tengo a sottolineare – continua Termini -, che questo è quello che mi ha comunicato l’amministratore delegato di Siciliacque”.

“Quello che si è verificato con l’incendio alle tubazioni – prosegue il presidente -, non è stata che una riparazione su un’altra riparazione. Bisogna correre ai ripari”.

“Durante l’emergenza idrica di ottobre – afferma La Rosa -, il problema poteva essere risolto in pochissimo tempo. Avevamo monitorato l’avanzamento della frana e predisposto gli accorgimenti utili per il ripristino della funzionalità del grosso tubo. Il quel caso, l’amministrazione di Calatabiano ci vietò di farlo e da lì si mise in atto la procedura per la creazione dell’attuale bypass”.

Le condizioni attuali in cui versa la condotta principale che passa per Calatabiano, non desterebbero preoccupazioni per l’ingegnere: “Come avevamo preventivato, seppur la montagna continua a franare, la condotta non si è mossa. E attraverso un progetto da noi stessi realizzato, avremmo potuto risolvere il problema, senza alcun rischio”. Il sindaco di Calatabiano, ad ottobre, vietò che venissero continuati i lavori, per il rischio imminente nei confronti dei cittadini del comune Catanese. Eccessivo zelo? Troppa burocrazia? Problema politico?

Sta di fatto che, ad oggi, la zona continua ad essere in dissesto idrogeologico. “La Protezione Civile – afferma Termini -, solo qualche giorno fa ha comunicato che presenterà, ad agosto, il progetto per il consolidamento del versante. Ma è comunque strano che fino ad oggi non sia stato presentato nulla. Anche perché ci vorranno circa 8 mesi per la messa in sicurezza della zona”.

Dopo i lavori della Protezione Civile su Calatabiano, l’Amam avrà il via per avviare le procedure di ristabilizzazione della condotta, i cui lavori ammontano a 6 milioni di euro. “È una cifra sicuramente recuperabile. Ma non dobbiamo fermarci qui. Il governo nazionale e regionale deve fare di più. Come nelle altre regioni d’Italia, in cui si sono verificati grossi problemi. Serve l’investimento da 70 milioni, affinché si doti la città di una doppia tubazione e di un nuovo acquedotto”.

Secondo La Rosa, invece, basterebbe anche solo prendere in seria considerazione il progetto dell’Amam di sostenere la vecchia condotta, “che comunque versa in condizioni buone, dopo 30 anni di attività. La sua precarietà riguarda alcune zone, come Calatabiano e Forza d’Agrò, in cui bisognerebbe lavorare sui versanti. Quest’ultimo Comune, secondo il presidente dell’Amam e l’ingegnere, avrebbe un grado di rischio ben superiore a quello di Calatabiano.

Il rischio, qui, continua ad essere serio e mancano due mesi all’inizio della stagione autunnale. La Protezione Civile, come già affermato, ha comunicato solo in questi ultimi giorni che presenterà ad agosto il progetto di consolidamento del versante. Operazione che, a novembre, sin dall’innesto dell’ultimo tubo in kevlar, bisognava effettuare da subito. Ed invece sono passati 8 mesi. È anche assurdo che una Società privata, come Siciliacque, che già possiede il potere di aprire e chiudere i rubinetti di un bene primario ed essenziale, e che attraverso una convenzione di 40 anni, ha il dovere di garantire la piena funzionalità dell’acquedotto, lo mantenga guasto perché il Comune non si pone più come acquirente del servizio che offre.

L’inerzia e l’apatia sembrano sempre influenzare le scelte. Scelte che, a loro volta, rimbalzano da ente a ente. Mai che si proceda secondo criterio.

Simone Bertuccio

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