«Se il Comune è in dissesto, il dissesto va dichiarato». Questo chiede Renato Accorinti in seguito alle recenti contestazioni del piani di rientro elaborato dal Comune da parte della Corte dei Conti e proprio «le recenti vicende del bilancio comunale — scrive in una nota Accorinti — obbligano tutti a un atto di responsabilità e di trasparente e totale verità verso i cittadini messinesi». La crisi profonda in cui versa la città è da imputare a quella che Accorinti definisce «scellerata gestione degli amministratori e dei partiti che si sono succeduti alla guida della città negli ultimi decenni». «Il piano di rientro elaborato dal Comune è sicuramente fragile, incerto in alcuni elementi di entrata, incoerente con le rischiosità effettive in alcune voci di uscita e/o di accantonamento. Perché — continua la nota —, a fronte di un debito potenziale di oltre 200 milioni ne vengono accantonati solamente 70? Naturalmente, non tutto il debito potenziale si trasformerà in debito effettivo, ma resta da vedere se una decurtazione di circa due terzi abbia un fondamento (ad esempio) nell’evoluzione storica del contenzioso o se non sia una scelta arbitraria, volta a far quadrare conti che in piedi non possono stare». «Non riteniamo scongiurato il rischio di imminenti crisi di liquidità di livello assoluto per il Comune — dice Accorinti —, mentre sicuramente non ci sono le risorse per garantire la corresponsione delle spettanze già maturate nell’anno 2012 (salario accessorio) per i dipendenti comunali. Di fronte a questa situazione non interessa a nessuno sapere se il Commissario abbia o meno chiarito responsabilità e competenze col Ragioniere Generale Siamo certi che il Commissario vorrà essere fedele al mandato che si era prefisso: una incisiva operazione di chiarezza sui conti del Comune. In base a questa operazione, non potremmo comprendere se, ricorrendone le condizioni, il Commissario non volesse dar corso alla dichiarazione di dissesto». «Se il Comune è in dissesto, il dissesto va dichiarato — conclude Accorinti. Occorre avere il coraggio della verità. In assenza di questo coraggio, proseguendo con la politica della “polvere sotto il tappeto”, l’agonia di Messina potrebbe protrarsi all’infinito, addossando ai cittadini tutti i costi effettivi di un dissesto (tariffe al grado massimo, sospensione dei servizi, ulteriori gravi rischi per l’occupazione, ricorrenti crisi di liquidità), senza la possibilità di “ripartire da zero”. Se necessario, invece, il dissesto consentirebbe una sapiente gestione politica e negoziata del debito comunale e (entro i termini di una legislatura) di pianificare il rilancio dell’economia cittadina».
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