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Un sola nave RFI sullo Stretto, e i ritardi si accumulano. L’intervento dell’O.R.S.A

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Basta un solo treno in ritardo perchè “a cascata” ne risentano tutti gli altri. La ragione dei continui disagi per viaggiatori e pendolari sta nel fatto che, in servizio sullo Stretto, c’è un’unica nave di RFI. Per questo motivo i ritardi si accumulano, penalizzando gravemente gli utenti. L’ultimo episodio è quello descritto in un comunicato stampa dell’ O.R.S.A. Il sindacato preannuncia una “nuova stagione di lotta” se l’azienda e le Istituzioni non interverranno per mettere fine all’isolamento della Sicilia, e per garantire i posti di lavoro.  Di seguito il comunicato dell’O.R.S.A.

La continuità territoriale ormai è solo una narrazione che consente a RFI di incassare i contributi riconosciuti dallo Stato ma nei fatti chi si avventura a viaggiare nei treni a lunga percorrenza da e per la Sicilia è costretto ad affidarsi all’avventura. Oggi l’ennesimo esempio della disorganizzazione che coinvolge anche i livelli di sicurezza da garantire agli equipaggi: il treno 1955 proveniente da Roma ha viaggiato con 70 minuti di ritardo, costringendo l’unica nave in linea (N/T Messina) ad attenderne l’arrivo a Villa S.G., ne è conseguito che la nave a sua volta ha accumulato un significativo ritardo ricaduto sul treno successivo, il 1959, anch’esso proveniente da Roma in perfetto orario ma per traghettare ha dovuto attendere a Villa.S.G. il ritardo dell’unica unità navale ferroviaria in servizio. In buona sostanza, con una sola nave in linea è sufficiente il ritardo di un solo treno per innescare l’effetto domino sui treni successivi. Il coordinatore aveva chiesto all’esercizio navigazione di RFI di mettere in linea anche la nave Villa per evitare il ritardo al treno 1959 ma l’unità “ferma e pronta” era armata, come da illecita consuetudine, con equipaggio ridotto e non ha potuto effettuare la traversata. Per il traghettamento dei treni a lunga percorrenza gli accordi in essere prevedono due navi in linea e una di riserva ma di fatto RFI, per risparmiare pochi spiccioli, pretende di garantire la continuità territoriale con una sola nave in linea e una ferma con equipaggio ridotto che in caso di necessità non si trova nelle condizioni di navigare. Incomprensibile l’atteggiamento “pilatesco” della Capitaneria di Porto di Messina che nonostante le innumerevoli segnalazioni del sindacato consente ancora all’armatore, sovvenzionato dallo Stato, di violare il codice della navigazione che in nessun caso prevede navi armate con equipaggi inferiori a quanto stabilito nelle tabelle d’armamento, innescando, oltre al descritto disservizio, anche il grave pregiudizio per la sicurezza dei lavoratori che in caso di malaugurati eventi si troverebbero in numero ridotto ad affrontare la circostanza. E’ conclamata la lenta eutanasia che Ferrovie ha programmato per la lunga percorrenza ferroviaria da e per la Sicilia, i disservizi programmati, la flotta navale ai minimi termini e la vetustà dei convogli riservati al meridione d’Italia, sono il chiaro tentativo di provocare la disaffezione dell’utenza verso il servizio essenziale e orientare altrove i contributi statali. Il fronte sindacale non può tollerare oltre la trascuratezza tattica in cui è abbandonato l’impianto navigazione che oltre a garantire un diritto primario dei cittadini previsto dalla Costituzione, rappresenta preziosi posti di lavoro a cui la Sicilia e la Calabria non possono rinunciare. Se l’azienda e le istituzioni non porranno un freno alla sfrontata arroganza che ha isolato la Sicilia sarà inevitabile una nuova stagione di lotta”.

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