Stipendi arretrati e stabilizzazione sul tavolo di confronto tra Amministrazione comunale e sindacati. «Non approveremo nessun piano di stabilizzazione per i precari se l’Amministrazione dovesse confermare un orario di lavoro ridotto a 18 ore settimanali». Questo il monito lanciato dalla segretaria generale Clara Crocè e dalla Rsu della Fp Cgil all’assessore Nino Mantineo e al segretario generale Le Donne.
«Già nelle precedenti riunioni — dichiara la Fp Cgil — avevamo chiesto una rimodulazione del piano aumentando le ore per la stabilizzazione, prevedendo il contributo regionale. Nelle more chiediamo l’integrazione oraria dei precari che non possono sopravvivere con stipendi da fame».
«L’Amministrazione Accorinti ha sempre sostenuto che l’ostacolo all’aumento delle ore al personale contrattista dipende dalle limitazioni imposte dalla normativa e non dalla mancanza di fondi. Ebbene — prosegue il sindacato —, adesso non ci sono scuse. Le ultime previsioni contenute nel decreto legge n° 90/2014, convertito in legge n°114/2014, danno corpo a quanto da noi richiesto da tempo per i precari e i contrattisti del Comune di Messina. Adesso le chiacchiere devono essere tradotte in provvedimenti».
La Fp Cgil ha chiesto la predisposizione del piano del fabbisogno triennale delle assunzioni, della delibera di stabilizzazione, della proposta integrazione oraria e la liquidazione del salario accessorio entro il 15 settembre. «Lo facciamo a tutela dell’Assessore Mantineo — ha detto Crocè — non vorremmo essere costretti a chiederne le dimissioni, in caso di mancato invio alla Regione per la conseguente approvazione, della delibera di stabilizzazione entro il 30 novembre del 2014».
Uno dei punti trattati durante il confronto è stato proprio quello del pagamento delle spettanze ai dipendenti a tempo determinato, quindi il confronto è proseguito con la richiesta di chiarimenti sulla spesa del personale e, più in particolare, sulla spesa prevista per la stabilizzazione dei precari.
«Bisogna entrare nel merito del Piano per prevedere le risorse in maniera esaustiva — commenta Calogero Emanuele, segretario generale della Cisl Fp —, temiamo che quanto sia stato previsto non riesca a soddisfare le esigenze finanziarie necessarie per il triennio. Sul piano del fabbisogno riteniamo che vadano rivisti i profili professionali in correlazione ai bisogni reali dell’Ente e, contestualmente, acquisire gli ulteriori titoli posseduti dai lavoratori precari per avere un ventaglio più ampio di profili professionali possibili da riservare all’interno. Sul piano di stabilizzazione riteniamo che nel primo anno vadano utilizzate al massimo le risorse disponibili per avere la possibilità di stabilizzare il maggior numero di precari che comunque devono essere proporzionalmente distribuiti nel triennio in maniera equa per le categorie A, B,C e D prevedendo una contrattualizzazione almeno a 26 ore».
Per la Cisl Funzione Pubblica, però, tutto va rivisto anche nella logica della nuova legge Renzi per quanto riguarda l’assunzione di dirigenti, lo scorrimento delle graduatorie, la spesa per l’assunzione delle categorie protette, lo scorporo delle risorse per le assunzioni finanziabili con fondi di leggi specifici (codice della strada ed ecopass) ma soprattutto con le risorse realmente utilizzabili nel triennio 2014/2016.
«Altro punto cardine – ricorda Emanuele – è la necessità di una riorganizzazione complessiva dell’Ente e quindi la ridistribuzione del personale come da impegno assunto dal direttore generale lo scorso gennaio. È necessario anche definire le questioni legate alla mancata attivazione del nucleo di valutazione dei dirigenti, del comparto e della dirigenza per non precludere la possibilità a nessuno di percepire l’indennità di risultato che sino ad oggi è stata liquidata a titolo di acconto. Pensiamo — conclude Emanuele — che bisogna tenere univocità di comportamento per dirigenza e comparto perché è impensabile utilizzare criteri diversi. Nel comparto, infatti, per ogni liquidazione, si devono consumare tutte te procedure previste e per altri, invece, si deroga».
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