La Fp della Cgil, al fine di fare luce su una vicenda che, secondo il sindacato, ha ormai ha assunto contorni “politici” ancor prima che sanitari, ricostruisce le tappe della vertenza, sollecita nuovamente l’assessorato ad avviare un provvedimento di revoca della revoca dell’accreditamento e risponde alla Cot: “L’unica intimidazione che registriamo è quella perpetrata ai nostri danni dalla struttura privata”.
Tante le domande che Clara Crocè si pone: “La dirigenza della struttura sanitaria privata vuole forse limitare la democratica attività sindacale? Chiedere un’audizione in VI Commissione all’ARS è da considerare una minaccia? Nessuna organizzazione sindacale ha condiviso la nuova rete ospedaliera, ma secondo la clinica, inspiegabilmente, dovremmo rassegnarci alla cancellazione di 40 posti letto e mostrare plauso per i nove posti letto promessi? A nostro avviso no – risponde – salvo che quei posti non vengono considerati solo in accezione economica da parte di coloro che andrebbero ad acquisirli”.
Dopo aver delineato le vicende che hanno caratterizzato la storia della casa di cura negli ultimi tre anni la segretaria Crocé scrive: “Logica vorrebbe che in presenza di tutti i presupposti giuridici fondanti, Dirigente e Assessore rivedessero attentamente la documentazione provvedendo o alla sospensione o alla revoca in autotutela del decreto adottato in data 10.02.2015 permettendo il perfezionarsi dell’iter procedurale con la curatela. Ciò permetterebbe ai lavoratori di avere un posto di lavoro ed alla città di Messina di non perdere 40 posti letto”.
“Non possiamo fare a meno di stigmatizzare atteggiamento assunto dall’assessorato alla Salute – continua Crocè -, che nonostante le reiterate richieste di incontro avanzate dalla FpCgil, dal curatore e dagli avvocati Di Maio e Calderonio non ha, a tutt’oggi, provveduto ad una convocazione”.
“Ci piacerebbe, inoltre, conoscere se chi ha attestato Joint Commission – conclude -sia mai stato alla Clinica Cot. In quanto l’unico infermiere presente nei turni, deve assistere 24 pazienti, e lasciare il carrello della terapia per andare a spegnere i campanelli mancando così alle raccomandazioni del Ministero della salute, il quale esorta, a non interrompere il momento della terapia a tutela della sicurezza dei pazienti”.
Al dialogo-scontro fra Fp Cgil e Cot, si uniscono cinque ex-dipendenti della casa di cura Santa Rita di Messina firmatari di una nota in cui spiegano le vicissitudini degli ultimi anni e che hanno portato alle continue e alterne dichiarazioni, intensificate in questi ultimi giorni, di sindacati e strutture interessate a rilevare i posti letto. Sono preoccupati per il proprio futuro lavorativo.
La storia della vertenza: è maggio del 2012, quando l’Asp di Messina sospende l’attività della casa di cura per criticità emerse “sotto il profilo igienico organizzativo e assistenziale”, il 31 ottobre dello stesso anno interviene il fallimento della società che gestisce la clinica. I dipendenti, intanto non ricevono retribuzioni a partire dal mese di novembre 2011. Di ottobre 2013 il bando “invito a manifestare interesse all’acquisto di beni e diritti controversi”, nei termini previsti si manifesta l’interesse di una società: la Cot Spa. Tale manifestazione d’interesse, si perfeziona il 14 luglio 2014 e viene sottolineata l’estensione a “tutte le unità lavorative non ricollocate, quali risulteranno dalla contabilità della Procedura Fallimentare”. Il 24 settembre 2014 l’Assessorato della Salute della Regione Sicilia “a fronte della disponibilità alla salvaguardia dei livelli occupazionali” esprime il proprio “nulla osta alla ipotizzata cessione parziale del ramo d’azienda”. Nel settembre 2014 vengono stanziati € 845.000, per la copertura del budget della clinica relativo alle ultime tre mensilità dell’anno. Il 9 ottobre 2014 il Giudice Delegato del fallimento rigetta le istanze proposte da Cot Spa. Nel frattempo, sull’altro fronte, l’Assessorato nega “l’assenso preventivo al trasferimento dei provvedimenti autorizzativi e di accreditamento alla Casa di Cura Carmona Srl” e lo stesso Giudice Delegato, nel provvedimento suddetto, “prende atto del rigetto della proposta transattiva”.
L’Assessorato nei termini previsti dalla legge aveva comunicato “l’avvio della procedura di revoca dell’autorizzazione sanitaria e dell’accreditamento” (18 aprile 2014) e preannunciato la “revoca definitiva” (10 novembre 2014) specificando come termine ultimo ”l’adozione del provvedimento assessoriale di approvazione della rete ospedaliera, e comunque entro il termine ultimo del 31 gennaio 2015”.
La nuova rete ospedaliera della Regione Sicilia è stata pubblicata sulla GURS il 23 gennaio 2015 ed essa prende atto del preventivo assenso dato dagli organi della Regione alla proposta della Cot spa (9 posti letto) col mantenimento dei livelli occupazionali.
“Alla luce di quanto scritto – sostengono i lavoratori – ci stupisce l’inversione di rotta dell’avvocato Di Maio, inizialmente sostenitrice della proposta della Cot spa mediante la presentazione di un reclamo al tribunale di Messina, oggi pronta a supportare a Palermo la parte avversa”.
Si manifesta forte preoccupazione e disagio, anche sul contegno della sindacalista Clara Crocè, rappresentante della Fp-Cgil di Messina: “La sindacalista ci deve spiegare –dichiarano – perché dall’inizio di questa vertenza non ha mai inteso approfondire le reali intenzioni della Cot spa. Anche senza entrare nel merito delle differenze tra le proposte, è certamente chiaro che soltanto da una loro perfetta concorrenza, i lavoratori avrebbero trovato una loro maggiore tutela”.
“Ci si chiede inoltre cosa ne pensi la Cgil, delle rinunce al pagamento delle mensilità pregresse (novembre 2011/giugno 2012), trattamento di fine rapporto ed anzianità di servizio, attualmente previste dagli esiti della procedura fallimentare – continuano -. Ci lascia attoniti il fatto che questi accordi, certamente lesivi dei nostri diritti, siano stati approvati dalla collega Barbuscia (in qualità di membro del Comitato dei Creditori del Fallimento)”.
Gli ex dipendenti della clinica Santa Rita concludono con una domanda posta a tutti gli enti coinvolti: “I lavoratori saranno pienamente garantiti oppure correranno il rischio di essere trasferiti in altre province o peggio perdere definitivamente il lavoro, qualora le verifiche strutturali tecnologiche ed organizzative dell’immobile della casa di cura avranno esito negativo?”.
Ventidue sono i lavoratori che, con una nota, si dissociano dalle dichiarazioni dei cinque colleghi.
Supportano in pieno l’operato degli avvocati Di Maio e Calderonio: “Siamo fermamente convinti che la linea da loro seguita sia stata adottata nell’interesse comune di noi lavoratori, poichè la priorità è la riapertura della clinica ed il mantenimento dell’accreditamento per i 40 posti letto al fine di conservare il posto di lavoro”.
“Confidiamo nell’impegno del Governo siciliano – concludono – per la risoluzione della vertenza nella tutela dell’interesse comune”.
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