“C’erano una volta, anzi ci sono tutt’ora, Alice, lo Stregatto e il
Cappellaio Matto”. Scrrive così la segretaria generale della Fp Cgil, Clara Crocè, in merito alla querelle con il presidente della Provincia, Nanni Ricevuto, con il quale ha ingaggiato un botta e risposta sulle vicende che riguardano l’ente di via Cavour, “che più che essere chiamato Palazzo dei Leoni- scrive Crocè- dovrebbe essere chiamato, appunto, il Palazzo delle
Meraviglie” ”. L’ultimo riferimento della FPCGIL riguarda l’episodio- che dichiara avere appreso “come sempre
a mezzo stampa”, delle dimissioni del ragioniere generale, Antonino
Calabrò, “per la cui sostituzione Ricevuto – prosegue la sindacalista-ha già emesso un bando di selezione, per l’assunzione a tempo determinato, di un dirigente dell’area economico finanziaria. Leggendo la notizia – commenta la Crocè – è come se fossimo stati invitati a prendere del tè seduti al tavolo del cappellaio matto: in questo caso, però a girare alla rinfusa, non sono le tazze di tè ma i volti di coloro che devono andare a riempire posti rimasti vuoti”. La metafora- fantasia della segretaria generale e per evidenziare quelle che vengono definite le “stranezze” del presidente in carica, procede col porre una serie di altrettanto folli interrogativi: “Se l’avvocato Calabrò non è mai stato nominato ragioniere generale, da quale incarico si dimette? E’ forse
andato in quiescenza o la quiescenza è andata da Calabrò? Può un dirigente dimettersi dall’incarico di titolarità di struttura dirigenziale o è la struttura dirigenziale che si dimette da Dirigente? Se l’incarico avrà un costo medio di 40 mila euro, perché non risparmiare affidandolo ad altro dirigente?” E ancora “gli obblighi sulle assunzioni valgono solo per i precari o sono le assunzioni che obbligano i precari?”. Interrogativi evidentemente al limite del paradosso, che portano la segretaria ad una conclusione apparentemente inevitabile: “Per la Fp Cgil la misura è colma. Ogni atto emanato dal Presidente Ricevuto sarà passato sotto la lente di ingrandimento. Non vorremmo
che tutto ciò fosse legato alla certificazione del patto di stabilità”.
(57)