Il Siulp (Sindacato Unitario Lavoratori Polizia) alla luce della richiesta di maggiore sicurezza da parte della Federfarma provinciale, scrive una lettera aperta con l’obiettivo di sollecitare un approfondito dibattito sul tema sicurezza, partendo però dalle condizioni reali degli operatori di Polizia.
Ecco il testo:
«A volte, è una sconfitta anche quando si ha ragione. Circa due anni fa, in occasione della ricorrenza della Festa della Polizia di Stato, questa struttura provinciale aveva provato a lanciare l’allarme sullo stato di salute della Polizia di questa città, che soffre, al pari di tantissime altre, dei costanti tagli alla sicurezza. Comprendiamo e condividiamo l’allarme lanciato dal Segretario della Federfarma, dottor Giovanni Crimi, soprattutto quando chiede che vengano predisposti servizi di sicurezza “all’altezza”, almeno nella stessa misura – aggiungiamo noi – con la quale più semplici ed anonimi cittadini quotidianamente vittime di furti vorrebbero che questo saccheggio terminasse. Ma la volontà si scontra per l’ennesima volta con la realtà dei numeri.
La costante riduzione degli operatori a causa del blocco (sostanziale) del turn over, la loro crescente età anagrafica (e qualcuno ci dovrebbe convincere che la sicurezza può essere anche garantita da ultrancinquantenni), le risorse economiche sempre più ridotte, oltre a produrre un diffuso malcontento e affaticamento tra gli operatori, finisce inevitabilmente nel depotenziare il controllo del territorio e tutte quelle attività connesse al Sistema Sicurezza. Ciò che disarma e rattrista è la totale assenza di una progettazione politica seria che coinvolga almeno tre (Polizia di Stato/Arma dei Carabinieri/Guardia di Finanza) delle cinque le Forze di Polizia! Tanti proclami, tante promesse che si riaffacciano puntuali in ogni campagna elettorale per poi nuovamente eclissarsi.
Una tantum! Indice unicamente d’improvvisazione e di assoluto mancato rispetto per i cittadini, primi destinatari di quel servizio che pagano con le loro stesse tasse. Un servizio sempre più insufficiente nonostante la volontà dei singoli. Delle condizioni della nostra operatività ci si ricorda unicamente di fronte a singoli ed eccezionali episodi, poi, l’oblio… in primis da parte della politica nazionale e locale. Una domanda: quante volte, come cittadini, vi è capitato di vedere uomini politici interessarsi sul livello di sicurezza della nostra città e di farsi portavoce, così come dovrebbe essere il loro naturale compito, delle eventuali criticità? Dal 2012 ad oggi la situazione non è cambiata, anzi. Ad esempio, c’è molto parlare intorno alla vicenda “migranti”.
Al di là della naturale condivisione del concetto di accoglienza, ci sono due interessi che ritengo altrettanto fondamentali, di pari tutela costituzionale, di cui tener conto anche se nessuno ne parla: la sicurezza dei cittadini e il diritto alla salute. Ogni centro di accoglienza, indipendentemente dalla sua qualificazione giuridica, deve essere vigilato; ciò implica sottrazione delle già scarse risorse umane ai compiti d’istituto primari di prevenzione e repressione. E sono di nuovo i semplici cittadini a pagarne il prezzo. Né è ipotizzabile ottenere dei rinforzi considerata la situazione di criticità a livello nazionale o immaginare che siamo di fronte ad un fenomeno temporaneo. Tutt’altro! Come confermano le statistiche relative agli sbarchi degli ultimi cinque mesi. Ed allora? Spetterebbe alla politica trovare delle soluzioni alternative, anzi, direi innovative per poter restituire alle Forze di Polizia la loro funzione naturale.
Pochissimi anni fa, è stata inventata l’operazione “strade sicure” innestando, in modo improprio, il contributo dei militari nel controllo del territorio. Perché ora non possono concorrere con la vigilanza dei centri, considerati che sono proprio loro a fornire la prima assistenza? È imbarazzante per ogni operatore di Polizia trovarsi nelle condizioni di essere impotente di fronte alla legittima richiesta di maggiore presenza sul territorio, di un più incisivo controllo e dell’individuazione dei colpevoli, ovvero di una sicurezza reale. Se la politica continuerà a dimostrare la sua incapacità nell’adeguare il modello sicurezza all’evolversi della società, se questa volta l’appello del dottor Crimi potrebbe avere un seguito pur con grandissimi sacrifici, in un futuro imminente potremo solo “allargare le braccia”».
(98)