Domani, i lavoratori dei servizi pubblici scioperano per il contratto scaduto da 6 anni. Le Federazioni del Lavoro Pubblico di Messina (Cisl Fp, Cisl Scuola, Cisl Medici, Cisl Università e Fns Cisl), dalle 10.30 alle 12.30 manifesteranno sotto la sede della Prefettura contro l’indifferenza del Governo nazionale e di quelli regionali e locali per richiedere il rinnovo dei contratti di lavoro di tutti i comparti; il rilancio della contrattazione integrativa; la riorganizzazione delle amministrazioni, dei corpi dello stato; l’innovazione vera nella scuola e nei servizi pubblici e le certezze per i lavoratori precari e fine del dumping contrattuale nel privato certezze per i lavoratori dei servizi sociali.
A livello locale, invece, si rivendica chiarezza da parte delle amministrazioni locali messinesi sulla mancata stabilizzazione dei precari, sul mancato riordino dei servizi sociali della città e di tutti i distretti socio sanitari del territorio, la riorganizzazione della sanità messinese e la dismissione dei servizi pubblici locali, le inefficienze che portano ai ritardi del pagamento delle spettanze di tutti i lavoratori del pubblico impiego e delle società collegate al mondo dei servizi sociali e locali, il mancato riordino dei servizi giudiziari, la mancata definizione di compiti e funzioni del personale civile e militare degli Uffici del Ministero della Difesa.
Su queste le motivazioni si fonda la profesta delle Federazioni del Lavoro Pubblico della Cisl di Messina (Enti locali, Sanità, Ministeri, Scuola, Medici, Università, Lavoratori della Sicurezza, Ricerca) che aderiscono allo sciopero dell’1 di dicembre indetto a livello nazionale.
“Non è uno scontro, né una testimonianza – affermano Calogero Emanuele (Cisl Fp), Carmelo Cardillo (Cisl Scuola), Gianplacido De Luca (Cisl Medici), Maurizio Fallico (Cisl Università) e Maurizio Bombara (Fns Cisl) – ma una conferma della determinazione dei lavoratori dei servizi pubblici a non rinunciare all’obiettivo di liberare il Paese e i posti di lavoro dall’inefficienza organizzativa, dai tagli, dagli sprechi nella gestione, dalla mancanza di innovazione e di qualità che meritano le lavoratrici e i lavoratori”.
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