L’Orsa stigmatizza «l’assordante silenzio della giunta comunale che dovrebbe posizionarsi alla guida di una protesta di popolo volta a scongiurare l’isolamento della Sicilia». Denuncia la mancata partecipazione del sindaco Renato Accorinti all’assemblea di lavoratori e cittadini tenutasi lo scorso 23 gennaio.
«C’erano tutti all’assemblea della base ˗ scrive il sindacato ˗, trecento ferrovieri mobilitati all’unisono non si vedevano da oltre 20 anni, c’erano i pendolari dello Stretto, i lavoratori a rischio esubero, i precari marittimi che dal 2007 lottano per la stabilizzazione, i lavoratori dell’indotto, i movimenti che hanno scritto la storia delle lotte territoriali, il fronte sindacale compatto dopo anni di divisioni: mancava solo il sindaco e/o un suo rappresentante!».
«Sarà pure un caso ma il paradosso c’è e salta all’occhio: durante il governo del sindaco no-ponte, Messina è costretta a registrare il punto più basso dei trasporti nello Stretto e rischia di perdere il diritto costituzionale alla continuità territoriale che altri avrebbero voluto garantire con l’attraversamento stabile».
«Ritengo doveroso porre alla sua attenzione ˗ scrive Mariano Massaro, segretario regionale dell’Orsa ˗ che l’eventuale soppressione dei treni a lunga percorrenza e delle navi a 4 binari sarebbe una sconfitta per l’intero movimento No-ponte di cui lei è stato rappresentante in prima linea, dopo la vittoriosa lotta contro la fantasiosa mega-struttura in cemento bisognava proseguire la mobilitazione per potenziare il trasporto a lunga percorrenza su rotaia e in mare; se, come si teme, i siciliani dovranno fare capolinea a Messina e attraversare lo Stretto a piedi, si darà ragione agli altri e la voglia di ponte tornerà di moda».
«Alla luce dei fatti ˗ evidenzia ˗ ritengo che il sindaco abbia il dovere istituzionale di indossare la fascia tricolore e: andare a Palermo e spiegare al presidente della regione che la promessa di alta velocità all’interno della Sicilia non si scambia con il diritto alla continuità territoriale; andare a Roma e spiegare al ministro Lupi che in Sicilia ancora sappiamo fare i calcoli, i trenta milioni che provano a propagandare come sovvenzione ex novo per i mezzi veloci (ex metromare) sono un atto dovuto che si ripete con tutti i governi dal 2007 e non possono sostituire i 47 milioni di euro per il mantenimento della cinquantenaria continuità territoriale garantita da navi e treni a lunga percorrenza. Sarebbe l’ennesima operazione risparmio sulla pelle dei siciliani».
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