«La provincia di Messina, che era Provincia dal punto di vista geografico e amministrativo, rischia di diventare balcanizzata. Si stanno privilegiando spinte e interessi localistici e manca una strategia complessiva». Così Tonino Genovese, segretario generale della Cisl Messina, che analizza il percorso verso la costituzione dei Liberi consorzi dei comuni, della Città metropolitana di Messina e l’Area integrata dello Stretto, mettendo in guardia sui pericoli che si stanno presentando anche alla luce del disallineamento tra le disposizioni legislative regionale e nazionale.
«Una discrasia – sottolinea Genovese – che sta creando grande confusione con l’emergere delle volontà di autonomia da parte di molti comuni che, ciascuno per la propria parte, ciascuno per la propria fetta di territorio, guardano ad altro». L’analisi del segretario generale della Cisl Messina nasce proprio da questa ipotesi: «Ad esempio – spiega –, i comuni al confine con Palermo (Acquedolci, Capizzi, Caronia, Castel di Lucio, Cesarò, Gangi, Mistretta, Motta d’Affermo, Pettineo, Reitano, San Fratello, San Teodoro, Santo Stefano di Camastra e Tusa) si stanno avvicinando all’ipotesi del libero consorzio di Enna e si candidano a diventare il suo affaccio a mare. All’interno dell’ipotetico libero consorzio dei Nebrodi, che senza quei comuni rischia di essere già ridimensionato, litigano a chi deve essere il comune capofila tra S. Agata Militello, Capo d’Orlando e Patti come se il problema è prendere lo scettro del comando e non organizzare un’azione di sistema».
«Ma anche Barcellona e Milazzo – prosegue – si guardano con interesse e attenzione perché potrebbero essere loro stessi centri aggregativi di un libero consorzio di comuni immaginando le peculiarità delle due aree: commercio, agricoltura, industria, porto e Isole Eolie e anche l’ipotesi di realizzazione dell’aeroporto».
«Sul versante jonico, invece, tutti i comuni da Scaletta Zanclea a Giardini Naxos guardano alla costituzione del libero consorzio Jonio-Etna immaginando di staccarsi e non condividere la scelta operata sulla costituzione della città metropolitana di Messina. Così – evidenzia Genovese –, si comprometterebbe la funzionalità, il peso, le opportunità di privilegio e di vantaggio che ne deriverebbero dall’appartenenza alla città metropolitana».
Il risultato, per il segretario generale della Cisl, è che la città metropolitana di Messina ne uscirebbe ridimensionata, quasi annullata: «È inimmaginabile pensare alla sua costituzione solo con la città capoluogo e pochi altri comuni piccoli satelliti che si sentirebbero ancora di più schiacciati dal peso della città».
Genovese evidenzia anche come la differenza di legislazione sulle città metropolitane in Sicilia e in Italia rischia di schiacciare Messina: «A Reggio Calabria – ricorda – la città metropolitana comprende tutta la provincia. Inoltre, si può guardare all’Area integrata dello Stretto quando si è Città Metropolitana ma in queste condizioni e con questa previsione di contrapposizione territoriale e amministrativa, Messina rischia di non diventare neanche città metropolitana perché si vive una sorta di rivendicazionismo all’autonomia da non si sa che cosa. Ma perché – si domanda Genovese – gli altri territori e comuni non guardano a noi con interesse anziché come elemento da fagocitare? Continuiamo a guardare lo straniero come elemento attrattivo e non valorizzare la nostra peculiarità, la nostra forza».
Per la Cisl di Messina, in questo contesto, sta pesando l’assoluto immobilismo dell’Amministrazione comunale di Messina che «sembra aspettare gli eventi e non si preoccupa di costruire condizioni che diano gambe alla costituzione della città metropolitana. La politica – aggiunge Genovese – manca ancora di più, perché non si può immaginare di lasciare liberi i singoli comuni di consorziarsi senza un progetto omogeno, oggettivo e funzionale».
Sono due, quindi, gli auspici del segretario generale: che la Regione Sicilia riveda le sue posizioni rispetto alla normativa regionale allineandola con quella nazionale; che l’Amministrazione comunale di Messina «diventi centro di condivisione della costituzione della città metropolitana e non luogo che schiaccia gli altri».
«Bisogna partire – conclude – da piani di sviluppo strategici con visioni caratterizzanti l’economia del territorio e le peculiarità sociali in una visione europea e non localistica».
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