Cisl, Genovese verso la conferma: “C’è la crisi ma programmiamo il futuro”

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tonino genovese“Vogliamo dare valore al futuro con una visione chiara, realistica e ottimistica di esso perché valorizzare il futuro vuol dire prevederlo, programmarlo, prepararlo e realizzarlo così come vogliamo che esso sia”. Così Tonino Genovese, segretario generale della Cisl di Messina, ha spiegato il titolo del XVII Congresso della Cisl che si tiene al PalaCultura sino a domani. Lo ha fatto aprendo i lavori congressuali con la sua relazione che ha tracciato, numeri alla mano, un quadro approfondito della situazione occupazionale, sociale e produttiva in provincia di Messina.
“Risulta evidente l’acuirsi della crisi con un aumento dei disoccupati e la diminuzione degli occupati e, nel periodo 2011-2012, un trend in aumento dei disoccupati molto più accentuato (10.751 persone in più rispetto al 2011). Nel solo 2012 si sono registrati 950 lavoratori in mobilità in deroga (con un totale complessivo di 14.089.690 milioni di ammortizzatori) e 1.012 lavoratori coinvolti in Cig in deroga (con un totale complessivo di 7.275.073). I settori più colpiti risultano l’industria (da 793.640 del 2008 a 2.438.702 del 2012) e del commercio (da 4.104 del 2008 a 958.004 del 2012); l’edilizia mantiene un’oscillazione meno marcata (da 340.681 del 2008 si passa a 395.085 nel 2012) ed appare il settore artigiano nel 2009 con gli strumenti in deroga con dati in controtendenza (da 32.703 del 2009 a 1.053 del 2012). Vi è – ha spiegato Genovese – una composizione del tessuto imprenditoriale messinese basato essenzialmente sul terziario e già solo a questa prima lettura si denota la debolezza del territorio messinese come dedito pochissimo alla produzione di “prodotti” a vantaggio di una maggiore propensione al consumo”. “Un tessuto provinciale – ha continuato Genovese – che tendenzialmente sta invecchiando nella sua popolazione, con un mercato del lavoro che sta trasformandosi sempre più verso forme contrattuali precarie e un tessuto imprenditoriale fortemente spostato sul terziario, a larga maggioranza costituito da imprese individuali”. Per il segretario generale Tonino Genovese, Messina deve riscoprire i suoi valori. “A cominciare da scuola, Università e l’istruzione in genere che devono rappresentare il fulcro di un rinnovamento radicale per la nostra provincia. Purtroppo l’istruzione è stata sinora un costo e non un investimento. In un territorio depresso come il nostro, la scuola deve essere invece la fabbrica di futuro. Vorremmo una Università aperta, che valorizzi le eccellenze, internazionale, legata al territorio, che favorisca scambi e che soprattutto sappia superare il peso delle cappe che ne hanno condizionato l’agire, l’essere e l’immagine”. Genovese ha illustrato il nuovo progetto della Cisl Messina, quello del Centro Studi: “Opererà su tre direttrici: studi e ricerche, eventi e iniziative, formazione con l’obiettivo di realizzare e promuovere tutte quelle attività e relazioni interne ed esterne utili all’accrescimento del sapere e alle abilità del saper essere. Gli studi e le ricerche sulle quali incentrare inizialmente l’attività saranno: le Politiche sociali, il Lavoro e le Relazioni industriali e Analisi del territorio per essere supporto alle attività di conoscenza e sviluppo, oltre che base di comprensione dei fenomeni e degli ambiti nei quali operiamo”.
Istituzioni forti, decise, che guardino al Bene comune, alla collettività, che siano protagoniste esse stesse della voglia di rinascita di Messina e della sua provincia. Questo chiede Genovese. “Noi tutti – ha detto – abbiamo bisogno che la Pubblica Amministrazione si doti di un vero e proprio Piano Industriale. C’è bisogno di una Pubblica Amministrazione che funzioni, soprattutto in questo momento in cui le risorse sono sempre minori ed è necessario garantire servizi – e di qualità – ai cittadini. Chiediamo da anni la riorganizzazione della macchina burocratica e amministrativa del Comune di Messina, così come per gli altri comuni della provincia, perché il buon funzionamento consente di dare servizi migliori alla cittadinanza e, ai lavoratori impegnati veramente e quotidianamente con passione e professionalità, di esprimersi meglio con un maggiore protagonismo e qualificazione. Non ci convince la proposta formulata dal presidente Crocetta, con la previsione dei liberi consorzi dei comuni, si corre il rischio di creare un altro livello intermedio di gestione amministrativa, dalle nove provincie ai venti consorzi? Bisogna abolire le province e distribuire le loro competenze alla regione ed ai comuni, ma l’organizzazione amministrativa del territorio, fatta di 108 comuni, molti dei quali di dimensioni e di popolazione risibili, è ancora sostenibile. La sfida per gli amministratori locali, e per tutti gli attori del territorio, è quella di superare i campanilismi e di passare da una logica di frammentazione feudale dei centri di decisione ad una logica di governo di sistema territoriale. Migliori servizi, e a costi ridotti, si possono erogare mettendo in campo unioni dei comuni su dimensioni tali da ottenere vere economie di scala e tali da fare del territorio un oggetto di pianificazione economica da parte degli amministratori. Un territorio organizzato su “unioni dei comuni” aggregate su aree strategiche, darebbe senz’altro la possibilità, oltre che di risparmiare risorse importanti, di costruire progetti di sviluppo specifici per ogni area, rispondendo alle rispettive vocazioni e potenzialità”. Ha parlato di servizi ai cittadini e non senza dimenticare chi vive una situazione di difficoltà. “A Messina ci sono migliaia di poveri, di persone che vivono sole, di non autosufficienti, per i quali in particolare, dopo il taglio pressoché totale del fondo nazionale, la tragedia della loro condizione ricade sulle spalle delle famiglie, per chi ne ha ancora una, o delle reti di solidarietà. Le strutture residenziali per anziani in gran parte non hanno i requisiti fondamentali previsti dalla vigente normativa. La vicenda tristissima di “Casa Serena”, che ha distrutto la tranquillità a tante persone anziane, ma anche alle loro famiglie, è un eloquente esempio dell’assenza delle istituzioni. Sanare in tempo le irregolarità avrebbe, altresì, permesso anche la valorizzazione dell’unica struttura comunale di assistenza, garantendo anziani e lavoratori. E’ qui che bisogna intervenire con politiche nazionali, regionali e locali: Con politiche di accesso alla casa (affitti e nuove abitazioni), Potenziamento dei servizi socio-educativi per la prima infanzia (sviluppo dei nidi aziendali); Sostegno dei costi educativi; Lavoro di cura alle famiglie con disabili e anziani; Voucher famiglia per la creazione di un sistema di mercato di qualità sociale dei servizi; Welfare aziendale”. Basta progetti, ci vogliono realizzazioni: il segretario generale della Cisl di Messina chiede di passare dal parlare al fare. “Il turismo, la grandissima risorsa che è il mare, è da qui che si deve partire per valorizzare Messina. Pensiamo a quello che si può fare, non a quello che non c’è. Pensiamo alla valorizzazione culturale e ambientale del nostro territorio, vastissimo. Noi insistiamo nel dire che Messina è Hub della mobilità in un’area strategica per la nazione. E pertanto Messina “hub trasporti dello Stretto” deve diventare oggetto di intervento prioritario dei governi nazionale e regionale. Un sistema trasporti, come quello messinese, non può prescindere dall’integrazione di tutti i mezzi di mobilità: treno, bus, tram, collegamenti marittimi con la Calabria. Si deve pensare a Messina e Reggio Calabria come a un’unica grande metropoli”.
La Cisl chiede un sistema di trasporti vero, integrato, con infrastrutture moderne “perché questo è alla base anche di un vero sviluppo industriale. Permettere a persone e merci di viaggiare sulla linea ferrata avrebbe anche il vantaggio di abbattere il traffico gommato, di diminuire l’inquinamento, di favorire investimenti da parte delle industrie che sarebbero invogliate a farlo dove trovano condizioni ottimali. E di investimenti nel privato abbiamo estremamente bisogno. Gli insediamenti industriali e produttivi possono dare respiro al territorio. Le aree ASI segnano il fallimento delle politiche industriali del nostro territorio e della Regione Sicilia. Aree sottoutilizzare e abbandonate al degrado”. Non è mancato un passaggio sulle prossime elezioni amministrative nel capoluogo. “L’attuale condizione è il fallimento dei politici e della loro politica negli ultimi 30 anni. Partiamo da un punto fermo. Crediamo che coloro che hanno concorso al fallimento della città stiano fermi un giro. Non abbiamo nulla contro nessuno ma Messina ha bisogno di ricette e cuochi nuovi !!!! ha bisogno di cambiare passo, ha bisogno di decisioni e non tatticismi, ha bisogno di azioni e non di continuare ad alimentare dibattiti su cosa fare per non fare mai nulla Non mi importa il colore di chi vince, mi importa che al comune non ci siano nè affaristi, nè compare di affaristi, nè rappresentanti di affaristi, nè amici degli amici di affaristi. Noi vogliamo che si interrompa l’inesorabile processo degenerativo della compagine sociale, culturale e produttiva di questa città”. L’ultimo capitolo della relazione è stato dedicato alla riorganizzazione della CISL che in Sicilia ha ridotto le province da 9 a sei e che a Messina vedrà il sindacato ancora più vicino ai lavoratori e ai cittadini sul territorio. “Non si ridimensiona la Cisl – ha detto Genovese – anzi si spostano risorse sul territorio, si avvicinano i dirigenti, l’azione, la tutela, i servizi agli iscritti, ai pensionati, alla cittadinanza. Si valorizza la prima linea. Insomma meno segretari e più sindacalisti. Cambieranno anche le federazioni, da 19 a 9. A Messina abbiamo scelto di suddividere il territorio provinciale in dieci zone e avviare un impegno di responsabilità, di presenze, di strutture, di uomini e donne impegnati e capillarmente presenti. Non soltanto una moltiplicazione lineare ma geometrica. Che affiancata al centro studi ed a tutte le scelte operate nel corso degli ultimi quattro anni dovrà dare gambe al futuro della Cisl messinese”. “Noi – ha concluso Genovese – non ci vogliamo rassegnare, non ci possiamo rassegnare. Oggi non ho voluto fare una vera e propria relazione classica ma ho desiderato, sperando di essere stato efficace, “mettere in relazione” dati, fatti, concetti, idee, proposte, smuovere animi e pensieri, elaborare analisi, trovare soluzioni, ridare motivazione, spingere all’entusiasmo e all’azione. Riscopriamo il piacere della conquista delle soluzioni definitive. Ci vuole impegno, fatica e soprattutto passione. Alla parola futuro NOI possiamo dare il significato della crescita. L’interesse del singolo diventa l’interesse collettivo, perché non un mattone edifica un palazzo, ma tanti mattoni e di diversa misura e forma, messi insieme”.

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