«Manifestiamo la nostra piena solidarietà ai lavoratori in protesta e agli anziani residenti per la imminente chiusura di Casa Serena, i loro ripetuti appelli ci confermano quello che non avremmo mai voluto neanche ipotizzare: un piano di spacchettamento del servizio con la conseguente inevitabile precarizzazione del lavoro». Così la Flaica Cub interviene in merito alla situazione di Casa Serena. Il sindacato, amareggiato, per la chiusura ormai prossima, sottolinea come dalla Giunta Accorinti si sarebbe aspettato un segnale più forte e soprattutto di discontinuità con il passato.
«Le ultime notizie — prosegue la nota di Flaica Cub — non sono che una conferma. Si vuole convincere la cittadinanza che la chiusura per la messa a norma è l’unica speranza per poter ripartire garantendo un servizio essenziale di qualità, vorremmo crederci ma anni di sperpero del patrimonio pubblico, di disservizi, di immobilismo e di clientelismo ci inducono ad essere molto realistici rispetto alle scelte dannose che in questi anni sia i lavoratori che gli anziani hanno subito».
Il pensiero del sindacato va dunque agli ospiti ma soprattutto ai dipendenti ormai «stremati dal peggioramento delle loro condizioni lavorative». Lo stato di emergenza in cui si trova Casa Serena e l’intero comparto dei servizi sociali — dichiara Flaica Cub — dipende da quella abitudine che si è instaurata di «rimandare scelte definitive e risolutorie». Tra l’altro, nella nota, si sottolinea come le carenze dei requisiti igienico-sanitari della struttura e i problemi di sicurezza degli impianti e di conformità agli standard regionali, siano stati più volte denunciati dalle rappresentanze sindacali. Proprio per questo motivo, è grande la preoccupazione che, qualora gli ospiti della casa per anziani di Montepiselli dovessero essere trasferiti in altre strutture analoghe, queste ultime non presentino le stesse mancanze di Casa Serena.
Sarà necessario — avvisa — «verificare che le stesse siano in regola con le norme igienico-sanitarie e che abbiano personale in numero adeguato e il possesso dei titoli necessari per poter operare nel settore». La paura più grande, però, «è che queste scelte politiche alla fine non salveranno Casa Serena ma al contrario comprometteranno i posti di lavoro e la permanenza degli anziani nel loro ambiente, dando l’avvio allo smantellamento di un servizio essenziale».
Ciò che è necessario — conclude infine il sindacato —, è rivedere tutto l’impianto sul quale si appoggia il terzo settore, in modo da garantirne il rilancio e assicurare una migliore qualità dei servizi stessi. Bisogna, però, fare attenzione a non sacrificare altri posti di lavoro, operando, invece, scelte coraggiose come «internalizzazione dei servizi con qualsiasi forma giuridica, in netta discontinuità con le solite logiche della sostituzione di una cooperativa al posto di un’altra».
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