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Cgil Cisl e Uil: “La Camera di Commercio non chiuderà”

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cgil cisl uil“La Camera di commercio di Messina non chiuderà”. Lo affermano a viva voce i segretari aziendali di Cgil, Cisl e Uil, Angela Cacciola, Nino Scimone e Carmelo Gatto, intervenendo nel dibattito che sta animando la città negli ultimi giorni.

“Se solo avessimo avuto sentore di una situazione del genere – proseguono i tre sindacalisti – avremmo innalzato le barricate. Noi, che lavoriamo all’interno dell’Ente camerale da oltre trent’anni, che non siamo mai stati schierati con alcuna forza politica e che abbiamo pensato sempre e solo all’interesse dell’utenza e del personale, ci saremmo rinchiusi dentro il Palazzo, se solo si fosse paventata la chiusura della Camera di commercio di Messina”.

Cacciola, Gatto e Scimone ricordano, inoltre, le manifestazioni di protesta svoltisi a Roma e a Palermo lo scorso anno: “Manifestazioni che il personale delle Camera di commercio siciliane hanno promosso nel totale silenzio della politica e delle associazioni di categoria. Abbiamo prospettato mesi addietro la situazione che si stava delineando, ma nessuno ha risposto ai nostri appelli. Adesso, non solo si parla, ma si danno anche informazioni distorte”.

I tre sindacalisti tengono, infatti, a precisare che “il termine accorpamento è assolutamente improprio”. “Si tratta dell’unione di quattro Camere di commercio – puntualizzano – Messina, Catania, Siracusa e Ragusa con un’unica governance. Un’unione che darà vita al terzo Ente camerale d’Italia per numero di imprese iscritte. Un’occasione da cogliere al volo per rilanciare la nostra Camera di commercio. Il presidio territoriale rimarrà, i servizi non verranno trasferiti altrove e i posti di lavoro saranno salvaguardati”.

“Il processo di autoriforma delle Camere di commercio, tra l’altro, non è di oggi – spiegano Cacciola, Gatto e Scimone – Unioncamere nazionale lo aveva previsto già cinque anni fa. Adesso, con i provvedimenti del Governo Renzi sugli Enti camerali, l’argomento è stato ripreso. Anzi, Unioncamere nazionale ha chiaramente stabilito che solo le Camere di commercio che daranno vita a raggruppamenti entro il prossimo 28 febbraio potranno accedere al Fondo perequativo. Si tratta di circa un milione di euro per ogni Ente camerale, che viene dato da Unioncamere e che per le Camere di commercio siciliane costituisce la sopravvivenza. Ricordiamo, infatti, che gli Enti camerali in Sicilia fungono anche da enti previdenziali per i propri pensionati: con la progressiva riduzione del diritto camerale annuale voluta dal Governo Renzi e la perdita del fondo perequativo è praticamente impossibile sostenersi e pagare le pensioni ai dipendenti in quiescenza. Quindi, prendere una decisione entro il 28 febbraio è improcrastinabile”.

“Siamo stati in religioso silenzio sino a questo momento perché nessuno si è disturbato di interpellare né noi, né i vertici della Camera di commercio di Messina – chiariscono i sindacalisti – nessuno, infatti, ha pensato di invitarci al tavolo tecnico organizzato dal Comune o agli incontri che sono stati promossi in città su questo argomento. Adesso, riteniamo che è necessario intervenire in questa sterile “querelle”, esprimendo la nostra piena solidarietà al commissario De Francesco, che si è ritrovato, sua malgrado, a gestire questa delicata situazione, e spiegando a tutta la cittadinanza che la Camera di commercio di Messina non chiuderà. Al contrario, con l’unione con le altre Camere di commercio di Catania, Siracusa e Ragusa, sta creando le basi per un suo rilancio. Purtroppo, non esistono più le condizioni per stare da soli. Non abbiamo le potenzialità economiche per farlo. E solo chi vive quotidianamente la vita dell’Ente camerale può saperlo. Unirci ad Enna non risolverebbe nulla: la Camera di commercio di Enna ha più difficoltà di noi. E se davvero la politica messinese vuol fare qualcosa per l’Ente camerale di Messina, che si batta perché la sede della nuova Camera di commercio della Sicilia orientale sia qui” e che venga, finalmente approvato il disegno di legge, da oltre un mese in discussione all’Ars, che pone le basi per la risoluzione del problema pensionistico camerale.

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