La Ust-Cisl di Messina, insieme al suo Centro Studi, ha elaborato l’analisi dei dati del mercato del lavoro nella provincia di Messina per il 2014. “Operare una radiografia sull’andamento dei fenomeni occupazionali, ci permette di avere una maggiore comprensione del fenomeno ed aggiunge un ulteriore strumento a supporto della quotidiana attività sindacale”. Le parole sono di Tonino Genovese, segretario generale Cisl. “La lettura analitica dei dati – continua Genovese – fa rilevare la carenza strutturale del tessuto produttivo/occupazionale, determinato, nella lettura avviamenti/aziende, da pochissima produzione di beni, da evanescente economia produttiva. Se da un lato il tessuto delle aziende presenti è in larga maggioranza rappresentato da commercio, turismo e servizi in genere, dall’altro, proprio la mancanza di “aziende di produzione”, sta determinando il continuo declino economico che ormai si registra da parecchi anni – denuncia il Segretario Cisl – i dati mostrano una continua desertificazione, assunzioni a tempo determinato, nessun legame con un tessuto di aziende che “offrono diverse opportunità lavorative” congrue a coprire l’intero anno lavorativo delle persone”. “Se tale debolezza veniva compensata, almeno sinora, dagli interventi di sostegno al reddito creati per favorire l’impresa a mantenere la forza produttiva, adesso si evidenzia una tendenza diametralmente opposta. Lascia, infatti, molto riflettere l’aumento delle richieste di mobilità nelle sue forme sia ordinarie che in deroga – afferma Genovese – rispetto alla diminuzione delle forme di cassa integrazione, ricordando come le prime intervengono a lavoratore licenziato, mentre le altre intervengono a sostenere la retribuzione del lavoratore mantenendolo in forza all’azienda e puntando prioritariamente al rilancio produttivo. Quanto sopra, congiuntamente con le considerazioni sulle tipologie contrattuali, lascia trapelare un quadro non certamente di rilancio economico/occupazionale, ma di semplice assistenzialismo a cui tutti, ahimè, pare ci stiamo abituando. Va certamente aggiunto che il quadro delle scelte di politica di sviluppo operata non ha risolto in tutti questi anni – e certamente si possono considerare purtroppo i decenni – il differenziale, in negativo, strutturale, organizzativo etc., che ci separa dal resto dei mercati europei e, senza andare molto lontano, dai mercati provinciali anche a noi confinanti. Un’ultima considerazione, di carattere più generale – conclude Genovese – sulla base delle indicazioni sopra espresse, ci permettiamo di esporre e riguarda il binomio impresa/lavoro: obiettivo principale dell’impresa è quello di creare reddito, per se e per la collettività, nel pieno della sua funzione sociale che, purtroppo, si sta perdendo a scapito del mero profitto fine a se stesso”. I dati riportati dallo studio sono relativi al mercato del lavoro della provincia di Messina per il periodo gennaio-dicembre 2014, così come risultanti dal sistema di registrazione delle comunicazioni obbligatorie dei Centri per l’Impiego. I dati riguardano sia quelli relativi all’intero territorio provinciale che quelli riguardanti i singoli Centri per l’Impiego a cui i vari Comuni fanno riferimento. Sulla base delle Aziende con sede legale nel territorio della provincia risultanti dal sistema camerale di Messina, sono stati messi in relazione i dati relativi alle dinamiche di avviamento/cessazione con le aziende presenti. Infine, è riportato il resoconto degli ammortizzatori sociali in deroga all’8 dicembre 2014 così come risultanti dalla banca dati dell’Assessorato regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro della Regione Sicilia. Nel periodo gennaio-dicembre 2014 sono stati registrati 153.022 nuovi rapporti di lavoro per un totale complessivo di 65.519 avviati, cioè persone che hanno cominciato un lavoro. Considerando il rapporto avviamenti/avviati viene fuori un valore di 2,3, cioè ogni ‘avviato’ ha avuto in media 2,3 rapporti di lavoro instaurati nell’anno 2014 e già questo dato fa comprendere la scarsa offerta lavorativa che si ritrova nel territorio provinciale. Appare evidente, a una prima analisi, la forte differenza tra il numero degli avviamenti e il numero delle cessazioni – chiusura del rapporto di lavoro – quest’ultime pari a 43.691. Quanto sopra, messo in relazione alle tipologie contrattuali, continua, come negli anni precedenti, a far vedere una costante diminuzione dei contratti a tempo indeterminato in favore dei contratti a tempo determinato. A fronte di 17.892 contratti a tempo indeterminato instaurati, ve ne sono ben 106.292 a tempo determinato, circa il 70% di tutti gli avviamenti effettuati. Se a questi ultimi si aggiungono le forme contrattuali maggiormente flessibili – contratti atipici o d’inserimento lavorativo – il dato diventa ancora più sconcertante. Riflessione complementare si può rilevare dalle cessazioni che, infatti, vedono la chiusura maggiore nei contratti a tempo indeterminato. I settori di maggiore assunzione e licenziamento sono ormai quelli classici che caratterizzano la provincia di Messina e cioè l’agricoltura, il commercio e i servizi. Continua la differenza di sesso con il 60% delle assunzioni per gli uomini e il 40% per le donne anche se per quest’ultime risulta superiore il dato relativo alle qualifiche professionali di alto livello (professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione). Sempre riguardo alle qualifiche professionali vi è una netta predominanza di quelle non qualificate e con livello d’istruzione di accesso al lavoro con la scuola dell’obbligo. Le fasce di età maggiormente avviate risultano quelle che vanno dai 35 ai 54 anni, con netta predominanza per la fascia dai 45 ai 54 anni per gli uomini. Sulla base dei dati relativi alle aziende con sede legale nella provincia di Messina risultanti dal sistema camerale, sono stati messi in relazione i dati dei movimenti occupazionali con le stesse aziende. Su 55.830 aziende presenti solo 18.900 hanno effettuato assunzioni, pari a circa il 34%, con un rapporto avviamenti/azienda pari a 8,05 – scende a 3,45 nel rapporto avviati/azienda. Anche se il rapporto cessazioni azienda risulta pari a 2,37, tale dato è da mettere in relazione con la tipologia contrattuale instaurata, la cui predominanza, come già detto e come si evince bene dai grafici, risulta essere a tempo determinato, e con le tipologie contrattuali di licenziamento che invece risultano essere a tempo indeterminato. Sono state prese in considerazione le trasformazioni dei contratti di lavoro che vengono effettuate in corso d’opera e sempre risultanti dal sistema delle Comunicazioni Obbligatorie. Risultano subito degni di nota i dati riferiti ai trasferimenti e ai distacchi dei lavoratori che complessivamente ammontano a 8.964 celando, a volte, coperture per veri e propri “allontanamenti” dei lavoratori. Risultano bassissime le trasformazioni dai contratti di inserimento nel loro complesso – apprendistato 359, formazione lavoro 0, inserimento lavorativo 81 – a testimoniare la scarsa qualità, sia ricercata che da formare, dei lavori proposti. I dati riguardanti le trasformazioni da tempo pieno a tempo parziale e viceversa, lasciano dedurre un andamento consono con la stagionalità dell’offerta lavorativa. Riportiamo i dati degli ammortizzatori sociali sia ordinari che in deroga, risultanti sia dall’Inps che dall’Assessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro della Regione Siciliana. Seppure mancano anche i dati degli ammortizzatori inerenti le indennità di disoccupazione – Aspi e Miniaspi non sono aggiornati da parte di Inps, e comunque non possono che essere in aumento considerato il rilevante aumento di contratti determinati – e seppure i dati riportati riguardano il periodo gennaio ottobre (i dati della mobilità in deroga e della cassa in deroga si spingono sino la 08/12/2014), gli stessi ci danno un quadro di tendenza sulla situazione della Provincia. Per quanto riguarda la mobilità sia ordinaria (L. 223/91) che in deroga, si registra un costante aumento della stessa, senza alcun punto di flessione in diminuzione. Al contrario la cassa integrazione sembra registrare una forte diminuzione proprio nel corso del 2014; solo la cassa straordinaria continua ad aumentare anche rispetto al 2013. In totale, da due anni, nella nostra provincia vi sono circa tremila lavoratori in mobilità (circa 1800 del 2013 da mobilità ordinaria e circa 1300 di mobilità in deroga nel 2014) a cui manca un percorso di riqualificazione e ricollocazione lasciando i lavoratori in mobilità con il mero sussidio assistenziale, e con il rischio di alimentare il bacino di lavoratori disponibili a lavorare in nero. Tutto ciò lascerebbe dedurre una situazione in cui le aziende presenti nel territorio provinciale – tranne le poche che possono accedere alla cassa straordinaria – stiano abbandonando lo strumento di integrazione salariale perché o lo stiano esaurendo oppure preferiscono comunque licenziare il personale. Se questo trend dovesse rivelarsi esatto e perdurare anche per il 2015, le condizioni economico/occupazionali della provincia subirebbero un duro colpo, a testimonianza di un tessuto produttivo estremamente debole.
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