Femme fatale, “Donna di cuori”, “Regina di Montecarlo” ,”Lady M” la donna bellissima che riesce a rendere “asservito” ( lo dicono le cronache nazionali) a lei addirittura un ex ministro della Repubblica italiana. Chiara Rizzo è stata definita così. Per me no. Per me è l’ amica Chiara. Rivedo alla moviola un film scontato che parla di Amicizia: una bambina bionda , col saio della prima comunione, che con i soli parenti festeggia uno dei giorni importanti della vita di ognuno. Io, ragazza, da poco fidanzata con l’attuale marito, rimango colpita da quella bimba dagli occhi verdi, velati da tristezza ingiustificata.
La ritrovo dopo qualche anno, ormai donna e bellissima. Nonostante la differenza di età si stabilisce fra noi un feeling straordinario. Chiara è intelligente, ironica, semplice, nonostante la sua splendida fisicità. Col tempo seguo con attenzione e discrezione la sua vita, i suoi amori, le sue ansie, i problemi di famiglia e di relazioni, comuni ad ogni donna della sua età. Timidamente mi chiede aiuto nei momenti critici, come una figlia che non riesce a comunicare “tutto” ad una madre per pudore e per paura di essere giudicata. Io capisco, con discrezione cerco di indirizzarla verso ciò che ritengo più giusto.
L’incontro con Amedeo , l’esplosione inaspettata di un amore grande, il matrimonio celebrato in Egitto, al quale partecipo come sua testimone di nozze, una fiaba bellissima in cui tutti gli interpreti, me compresa, vengono coinvolti da un clima di felicità e di amore. La nascita di Athos, il trasferimento a Montecarlo.
Della fuga di Amedeo parlava poco, ma ne parlava. Con le amiche vere, ed io ero tra quelle. La lontananza non ha nuociuto al nostro rapporto.
Ho raccolto. e come me altri amici “veri”, i suoi sfoghi, il suo dolore per quell’allontanamento che non giustificava, anche se comprendeva la reazione del marito che non aveva accettato la condanna dopo due assoluzioni. Voleva che Amedeo ritornasse, per poterlo incontrare ogni settimana, anche se dietro le sbarre, per poterlo vivere nella legalità insieme al figlio, per poterlo confortare, per potergli parlare con lo stesso orgoglio di sempre.
Ed eccomi , qualche giorno fa, su un volo Dubai- Nizza, a sostenere, confortare l’Amica di sempre, decisa a consegnarsi alle forze dell’Ordine. E’ seduta accanto a me, lato corridoio (ironia della sorte soffre di claustrofobia..ed ora è rinchiusa in una cella) Parla a tratti, lunghi silenzi, frasi brevissime, nervose. Mi raccomanda i figli, mi strappa la promessa di non abbandonarla, mi chiede informazioni pratiche, banali anche, per esempio su cosa le faranno tenere in carcere. Non so rispondere, ovvio, ma con logica cerco di farlo, per renderle meno penoso ciò che l’aspetta. “Non so se essere preoccupata di più per Athos e Francesca (i figli) o per Amedeo”- dice – . La “regina di Montecarlo” non pensa a se stessa. Rannicchiata sul sedile dell’aereo, avvolta nel plaid della Compagnia, con lo sguardo perso nel vuoto, mi ricorda quella bambina dai grandi occhi verdi velati, questa volta, da una tristezza più che giustificata, immagine assai lontana da quelle che oggi la sbattono in prima pagina con le banconote in mano , o ancora peggio in pose da diva solo perché ha accettato di farsi fotografare e intervistare da una Rivista di Montecarlo a scopo di beneficenza. Passano i minuti, le ore. Dal finestrino dell’aereo le nuvole che di solito riescono a darmi un senso di leggerezza e anche di serenità, le trovo inquietanti, insopportabili. E’ Chiara a distrarmi da quel senso di angoscia. “Non mi interessa stare dentro una cella, m’interessa sapere che un giorno sarò fuori per poter assistere alla laurea di Athos. Mi interessa avere la certezza che se Francesca si sposerà potrò essere disponibile a fare la nonna. Sono queste le mie ambizioni, e voglio realizzarle, pensi che farò in tempo? Non vedo l’ora di arrivare a Reggio”.
L’atterraggio a Nizza, fra noi un silenzio insolito che interrompe Chiara: “Secondo me, sono qui ad aspettarmi”. Rispondo senza esserne convinta: “ Ma no! Ti aspettano a Roma” . Si apre il portellone dell’aereo, schizza via senza guardarmi, ma ancora una volta mi dimostra il suo affetto: “Non preoccuparti, Rosalba, sono venuti a prendermi”. E va incontro a quei signori alzando la mano destra, come volesse dire “Sono qui!”. La seguo con lo sguardo, è vestita di bianco, con scarpe da tennis. Tanto il dolore che si porta dietro. Questa è Chiara, la mia Amica: una donna fragile, una Madre, una Moglie devastata da paure, da incertezze, una donna che è altro oltre un corpo di donna esile e forte. So già che farà l’impossibile per rendere visibile la sua anima, i suoi valori e ristabilire la Verità.
Rosalba Garofalo ( da L’Eco del Sud)
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