Premetto che all’isola pedonale – cui ero inizialmente contraria poichè ritengo che la città ( stretta e lunga) non sia strutturalmente adeguata alla chiusura di strade al traffico – mi ci ero pure abituata e poteva anche starmi bene.
Devo però ammettere che non ho alcun moto interiore, nessuna ribellione di coscienza cittadina, nè sommossa di cellule del pedone illuso, tradito e abbandonato, alla notizia della sua riduzione. Di tutto questo, di un’isola pedonale istituita ai suoi albori tra molti dissensi popolari e pochissimi “mi piace” ( ed oggi stranamente rimpianta da chi la osteggiava), di un angolo di centro città che cambia destinazione d’uso per automobilisti o pedoni a seconda delle stagioni, degli umori e delle contestazioni, francamente, noto soltanto gli strani “risvegli” di un popolo che ha dormito, anzi è parso totalmente sedato, per ben altro che due vie chiuse al traffico. E noto che oggi, stranamente, quel popolo apre un occhio, poi l’altro, accenna movimenti e scatti contro la decisione di chiudere gran parte dell’isola. Iniziative, cortei in programmazione, Facebook, poi, è un cuore pulsante di messinesi che urlano sì alla chiusura del centro città.
Bene! Arrivi finalmente la voce dei messinesi lobotomizzati da anni di inedia. Soltanto mi chiedo quale farmaco li avesse ridotti a quel “nulla” che per anni li ha caratterizzati.
In quale culla dormivano quando ci hanno tolto la città da sotto i piedi? Perchè non hanno sfilato in cortei lunghissimi per i numerosi morti sotto i tir che solcano le nostre strade? Dov’erano i messinesi colmi di rabbia quando la nostra Fiera ha chiuso i battenti e decine di dipendenti hanno perso il lavoro? E per il teatro Vittorio Emanuele ridotto a teatrino di borgata? Dove, quando il Comune ha disposto la sosta a pagamento in entrambi i lati delle vie di una città che non ha parcheggi? Quale ribellione c’è stata per le vie “addobbate” da cumuli di rifiuti?
Quale “rigurgito” di orgoglio cittadino abbiamo avuto nel vedere che Catania ci ha sottratto gran parte del transito di navi da crociera, o nello scoprire che il numero dei turisti che visitano Messina è ridottissimo per la carenza di strutture e per una scarsissima accoglienza? Ed ancora, quale manifestazione di masssa, quale dolore urlato a squarciagola c’è stato per i nostri figli, nipoti, amici, che muoiono su autostrade malridotte o strade statali non vigilate?
Troppe, vero, le “chiamate”? Tante che i messinesi avrebbero dovuto non essere più messinesi. Ma ecco che, improvvisa, devastante, arriva una banalissima “chiamata” a destarli, come fecero le campane di Dina e Clarenza: l’isola pedonale viene ridotta.
Ed ecco che arriva una banalissima frase: Non è mai troppo tardi.
Probabilmente, a molti, queste mie righe sembreranno un attacco. Non lo sono. Chiarisco che la voglia di fare, agire, è una piacevole sorpresa. Qualunque sia il fattore scatenante, ben venga la presa di coscienza. Semplicemente, mi sono consentita, e consentitemelo anche voi, una riflessione: perché soltanto adesso e non anche prima? Benvenuti, messinesi d’azione.
Patrizia Vita
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