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Turismo in Sicilia: guerra tra poveri o scontro tra furbi?

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turismo-siciliaDa più parti si continua a ripetere che il futuro della Sicilia è nel “turismo”, e che tutti gli sforzi devono mirare a questo obiettivo che, va precisato, non ha nulla di pretenzioso stante la dotazione alberghiera dell’isola e la presenza di siti che in molti ci invidiano, ma che non si riesce a mettere in rete.

Nel contempo si registrano interventi preoccupati da parte delle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori del settore, che lamentano una sostanziale modifica dei rapporti di lavoro che vanno assumendo sempre più le connotazioni di contratti stagionali, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, vanificando al contempo conquiste sindacali che consentivano interventi in favore dei lavoratori a tempo determinato.

Anche le rappresentanze datoriali, in forme diverse, cercano di sensibilizzare gli Enti Locali e i vari livelli della “politica” sul tema, mettendo in evidenza le lacune strutturali, e quelle infrastrutturali in particolare, che vedono al primo posto le tematiche attinenti i trasporti.      

In questo quadro di riferimento, testimone il presidente Napolitano, è stato presentato il protocollo del Distretto Sud-Est che vede coinvolte le Amministrazioni comunali di Catania, Siracusa e Ragusa insieme alle rispettive Camere di Commercio e ai commissari delle provincie regionali.

Come dire, qualcosa si muove! Ma vi è un inghippo e per tentare di aggirarlo si è pensato di coinvolgere delle località adiacenti quali Taormina e Giardini Naxos, che però fanno parte della provincia di Messina. Insomma, un tentativo di acquisire le dotazioni alberghiere di queste località, e lasciare fuori Messina, la restante parte del territorio e le attività ricettive della zona tirrenica, che poggiano le loro capacità operative sull’aeroporto  di Catania; per completare il quadro strategico dell’iniziativa, i porti di Messina e di Milazzo diventano portatori d’acqua al “distretto”.

Al di là delle parole e dei concetti generali espressi nella documentazione, un argomento emerge in tutta la sua prepotente concretezza: queste tre città hanno previsto un apposito protocollo d’intesa con AirOne per un’offerta denominata “volo più soggiorno” a bassi prezzi, con cui compagnia aerea e albergatori privilegeranno i turisti che soggiorneranno in bassa stagione nel Sudest della Sicilia.

A questo punto, viene da chiedersi se Catania, Siracusa e Ragusa, in tutte le loro connotazioni giuridiche e geografiche siano più brave delle altre località siciliane o i luoghi delle opportune sintesi – Unioncamere e Amministrazione regionale – non funzionano in rete e non riescono a svolgere a pieno titolo il loro ruolo in favore della Sicilia nella sua interezza.      

Lasciando da parte critiche e giudizi negativi nei confronti delle nostre “entità locali” e della classe politica con le casacche più disparate e ai vari livelli di rappresentanza, è forse arrivato il momento di dire con tutta franchezza che quello che viene definito il “sistema del territorio” vede attori che non riescono a pensare un po’ più in grande, occupati come sono ad acquisire visibilità per loro e non certo nell’interesse dei cittadini.

Si corre il rischio che coloro che cercano di stimolare un contesto sonnacchioso e privo di smalto vengano tacciati di qualunquismo, che non si rendono conto della presenza di una crisi che perdura e non lascia spazi di manovra.

A questi basta ricordare, solo per fare un esempio, che il prestigio di Taormina nel mondo si è consolidato non per la sua stagione estiva, ma per l’abitudine di svernare nella Perla dello Jonio che centinaia di migliaia di persone provenienti da tutto il mondo avevano, dato il clima mite e la bellezza dei luoghi.

Oggi i tempi sono mutati, ma ciò non toglie che queste abitudini sono ancora in uso, ma noi non facciamo nulla o quasi per cooptare tali flussi.

In un mondo sempre più globalizzato, per non continuare un percorso a ritroso quale quello che Messina ed il territorio di riferimento, stanno compiendo ormai da troppi anni, è opportuno che una volta per tutte si dia una risposta chiara sul “ponte”, se esso non potrà più essere utilizzato per le prossime campagne elettorali, sarà bene che la nostra terra venga indennizzata nelle forme più adeguate, eventualmente costruendo un aeroporto; certamente pretendendo che la continuità territoriale non sia solo un’espressione linguistica, ma divenga realtà con ogni mezzo possibile!         

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