“Intervengo per manifestare la mia solidarietà nei confronti dei massoni che ieri nelle pagine di cronaca della Gazzetta del Sud hanno rappresentato il loro disappunto dinnanzi ad atteggiamenti sostanzialmente discriminanti.
Farebbe bene il sig. sindaco prof. Accorinti ad accogliere l’invito per un incontro.
La nota e’ stata sottoscritta da persone (intanto persone e poi professionisti, dirigenti, accademici, etc. etc.) diffusamente reputate come serie, oneste, profonde, competenti, generose. Non fanno mistero della appartenenza alla massoneria anzi manifestano fieramente “un credo” che impegna la loro ricerca storica, sociale e culturale.
La città di Messina, qualora assumessero ruoli di responsabilità pubblica non potrebbe che essere riconoscente.
Rammento – a me stesso – di avere contattato il prof. Santi Fedele per rivestire il ruolo di assessore di Francantonio Genovese nel 2008. Molti ritenevano – essendo stato designato in giunta qualora si fossero vinte le elezioni – che sarebbe stato investito della delega alla cultura. Vi era, invece, molto di più. Pensavamo ad un assessorato alla identità preordinato ad un disegno strategico di rinascita recuperando memoria e costruendo futuro.
Personalmente, peraltro, auspicando un Sindaco fuori dalle logiche partitiche ma di comprovata serietà istituzionale, immaginavo che sul Presidente dell’Ordine degli Avvocati Franco Celona si potesse – oggi – scommettere per interpretare un programma gestionale-amministrativo non velleitario.
Non ho, peraltro, gradito i gratuiti attacchi – diretti e indiretti – rivolti all’avv. Salvo Versaci, indicato nella squadra di Felice Calabro’.
Sono, invero, ignorante di massoneria. La ignoranza e’ il peggiore dei mali.
Il dott. Dino Calderone qualche anno fa aveva cercato un approccio per generare un dialogo o almeno un contatto conoscitivo. Ricordo una tavola rotonda alla presenza di padre Scalia alla quale intervenne il prof. Orazio Catarsini.
Il tema seguiva – dopo diversi mesi di metabolizzazione – l’intervista di S.E. l’Arcivescovo e Archimandrita di Messina che stigmatizzo’ la c.d. cappa. Molti plaudirono a quell’intervento. Non io … come ben sa il giornalista Mauro Cucè a cui avevo inoltrato una lettera in cui sommessamente esprimevo il concetto per cui non e’ pericolosa la nebbia ma avventurarsi la tra nebbia. Invero, continuo a ritenere che coloro (e sono in tanti) che paventano il rischio di cappe o si appellano a censure, paletti, maglie strette o muri di gomma per giustificare mancanza nel raggiungimento di obiettivi o risultati si autoassolvono da insufficienze e carenze e deficienze proprie. Come sanno i giuristi non vi è colpa senza responsabilità e non vi e’ responsabilità senza libertà. Pertanto, l’idea della cappa se artatamente fraintesa (rectius ben impiegata) funziona da alibi o esimente.
A scanso di equivoci non difendo una posizione.
Non sono massone e neanche faccio anticamera per utili frequentazioni.
Cerco solo di non essere ipocrita.
E a proposito di ipocrisie ritengo di dover sottolineare che il modo di concepire i bandi per selezionare apicali e componenti dei c.d. sottogoverni a me non piace. Piaccia o non piaccia prevarrà la “fiducia”. Così come deve essere, come sempre è stato, come sempre sarà. Il tempo ci dirà – nel merito delle cose che si dicono e che si fanno – se ci si circonda di servi fedeli, utili idioti, leali collaboratori, bravi e onesti amministratori”.
Emilio Fragale
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