“Corsi d’oro”, dieci arresti e un complicato meccanismo di distrazione di risorse pubbliche destinate alla formazione in corso di approfondimento da parte della Magistratura messinese. Accuse assai pesanti, tutte da verificare ma più che sufficienti a far esplodere sui social network la solita gogna festosa (ma festosa perché?), ricca di livore e povera di analisi, ormai assurta a dignità di sport patrio. Si sa che nello sport dei processi sommari tenacia e costanza nell’allenamento del qualunquismo non vanno mai in vacanza, ma il singolare caso, questa volta, mette in croce i sedentari delle valutazioni ponderate, chiamiamoli pure garantisti.
La croce cade inesorabile sulle spalle degli uomini avveduti infatti, se solo si sposta appena l’attenzione sull’analisi politica di quanto probabilmente è accaduto, diventa disgraziatamente difficile “formarsi” (perdonate l’ironia) un’opinione, diventa tutto troppo curioso. Valutando con equilibrio salta in aria il principio qualunquista secondo cui la magistratura si accanisce frugando nelle faccende di una certa parte politica, in questo caso, invece, siamo stati serviti con millimetrico equilibrio, colpite entrambe le due principali forze politiche della città, entrambe per gli stessi reati, entrambe nei loro massimi esponenti e nello stesso identico modo, attraverso le rispettive consorti di questi ultimi. Un punto per gli uomini avveduti.
Queste due forze politiche hanno fatto la storia di questa città degli ultimi quindici anni, sfidandosi sanguinosamente ad ogni tornata elettorale sulla base delle loro inconciliabili diversità, chiedendoci di prendere posizione (a noi!), chiedendoci il consenso, fosse anche consenso interessato; e noi, corpo elettorale tutto, indistintamente avveduti e qualunquisti, ci ritroviamo uguali, ugualmente padroni di un voto che a quanto pare non vale nulla. Un punto per il qualunquismo e un minuto di silenzio per gli avveduti che si sono sempre sforzati di votare con coscienza(e decenza). Il match point per il qualunquismo arriva immediatamente dopo, tristemente dopo. Il qualunquismo vince non grazie al duro allenamento ma d’astuzia, perche’ se noi siamo tutti uguali è perché loro, come il principio primo del qualunquismo recita, sono tutti uguali. Fin troppo uguali.
Questo, che è un tentativo di lettura dell’ultimo probabile scandalo, potrebbe essere benissimo la lettura degli ultimi risultati elettorali in città, i qualunquisti di facebook devono scegliere se continuare a sottoporsi a ripetitive serie di sterili esercizi o se iscriversi al nuovo corso di formazione che è iniziato il 26 di giugno.
Vittorio Giacobbe
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