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Riflessione “controcorrente” di un ricercatore universitario: ” Messina non è solo malaffare. Esistono le eccellenze. Non ignoratele”

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ricercatoreScrivo la presente  controcorrente, per destare la coscienza di coloro, forse pochi, che sono ancora in grado di desumere la verità da elementi concreti e validi senza farsi influenzare dal dilagante opinionismo disfattista che domina in tutto il piombo dei nostri giornali e i pixel degli altri media. E’ un momento in cui si cercano solo le responsabilità del profondo default che ha colpito il nostro Paese e in particolare la nostra città; questo punto di vista legittimo va però sviluppato con molta cautela, senza la foga dei risentimenti personali, proprio per isolare obiettivamente le dinamiche perverse di cui oggi paghiamo lo scotto. Molto facilmente sui giornali si evidenzia l’ennesimo ultimo posto in materia di vivibilità, il vero o presunto malaffare di personaggi noti, l’inadeguatezza dei materiali usati per le grandi opere o ancora i conflittucoli comunali sull’orario appropriato di passaggio dei Tir,  che è in realtà una ferita ereditata proprio dalla storica incapacità di portare avanti grandi opere in collaborazione e non in conflitto con le imprese private interessate. Questa informazione, è spesso molto carente: potrei citare parecchi casi in cui manca del tutto la versione di alcune delle parti in causa e, nel XXI secolo, è inaccettabile. In più, tutto questo affanno alla ricerca del male, si dissolve quando si devono ricordare gli innegabili antichi fasti della “Perla del Mediterraneo” o anche i recenti incredibili successi scientifici di gruppi di ricerca che, con pochi spiccioli, competono e superano lo stato dell’arte mondiale … si è proprio così, il nostro Ateneo ed anche la sede del nostro CNR ospitano rare ma mirabili fucine di produzione scientifica, culturale e tecnologica che possono definirsi stupefacenti se si tiene conto della assenza totale di fondi imposta (o inflitta) dall’ultima riforma. Non mi dilungo in tediosi elenchi che individuano innegabilmente queste realtà, ma mi sarebbe piaciuto se avessero riempito le pagine che i quotidiani locali dedicano piuttosto alle presunte irregolarità e al nepotismo in seno al nostro Ateneo. Sapete che c’e’? I nomi “lusingati” da questi ipotetici articoli si sovrapporrebbero molto spesso a quelli stigmatizzati da parte della stampa accreditata.  Allora attenzione, vi faccio una domanda fondamentale che il populismo non è mai realmente riuscito a formulare: credete che il problema del nostro Paese, della nostra Città, del nostro Ateneo e della Cosa Pubblica e Privata in Messina siano le nefandezze ipoteticamente a carico di pochi individui, o la mediocrità diffusa, che alberga pigra o colpevole nell’animo di quelli che pur di negare il buon funzionamento di qualche “isola felice” prova ad alzare polverone su tutto?

E’ il malessere che accresce la voglia di lanciare invettive e condanne contro qualcuno perché percepiamo la necessità di addossare le colpe ad un solo soggetto appartenente ad una sola categoria sociale. Io proporrei sommessamente di diffidare del pensiero che si possa ripulire tutto scagliandosi contro il “politico corrotto”, “l’onorevole dei voti di scambio”, “il professore barone” o anche il presunto “mafioso del racket, delle tangenti o degli appalti”. Il mio non è un atteggiamento garantista, ma la facile osservazione che dietro ogni corrotto, vi è un concusso, che lo scambio si chiama così perché è stato avallato da almeno due soggetti, che il professore opera in un ateneo in cui palesemente ogni singolo dipendente si batte egoisticamente (ma forse anche legittimamente) per il proprio tornaconto. Questo punto di vista è in fondo colpevolista, sì, colpevolista anche verso di te, caro lettore. Le anticamere di quei politici erano stracolme fino a ieri di persone compiacenti che pretendevano esattamente ciò che oggi condannano. Coloro che diffamano per sport il nostro ateneo sono gli stessi che pensano di poter ottenere facilmente vantaggi dalla conoscenza di alcuni “addetti ai lavori” e rimangono delusi quando capiscono che la raccomandazione accademica è spesso solo un corso intensivo che indica nella pura fatica il vero “lasciapassare” di un esame o della progressione in carriera. Lettore, non puoi negare la vergogna delle macchine impunite in seconda fila, o delle innumerevoli auto per invalidi (inverosimili), gli scavalcamenti delle file in ogni dove, i ritardi colpevoli dei mezzi pubblici, l’immondizia frustrante sulla strada congiunta all’insostenibile peso delle tasse comunali, lo scarso o dubbio funzionamento delle oasi ecologiche che mortifica persino i pochi sognatori che civilmente operano la raccolta differenziata, l’evidente evasione di molti commercianti, il ricorso al “favore” come unico mezzo per risolvere le pratiche di tutti i tipi (non si neghino tutte queste cose!!!). Nessuno di noi è innocente, perbene, o scevro da responsabilità perché tutti siamo inclusi in questo folle microcosmo: la nostra propaggine settentrionale della Sicilia è oggi rovinata per sempre da persone che, con molta nonchalance, abbandonano buste di plastica e rifiuti sulle spiaggie, nei torrenti, davanti alla Badiazza (monumenti!). L’unico sistema che abbiamo per risollevare questa società è evidente, ma scomodissimo per molti di noi; riguarda l’abbandono di quelle vecchie e non più accettabili abitudini. Ci sarebbe da soffrire, da faticare, da sacrificarsi. Il lassismo non è più possibile; bisogna pretendere scontrini, redarguire indolenti sporcaccioni che rovinano l’ambiente ed anche esigere la verità a proposito di inchieste che sono solo bei titoli di giornale. Al livello locale è pure necessario un confronto tra l’amministrazione comunale e le realtà imprenditoriali piccole e grandi, senza la possibilità di andarsene via privi di un accordo condiviso, non può esistere più il muro contro muro perché siamo stati tutti noi messi al muro. Non mi aspetto grande condivisione ma il “cambiamento dal basso” non può essere solo lo slogan di molti (non solo del sindaco) per ricusare qualcuno più “in alto”. Il cambiamento sostanziale dovrebbe realmente provenire da dentro, si, da dentro ciascuno di noi “quaggiù”. Cari concittadini, sarebbe molto comodo continuare a piangersi addosso vedendo solo temporali, miseria, crisi e corruzione altrui (purtroppo vere), ma io vorrei che sentissimo la scheggia di arcobaleno che c’è dentro di noi che potrebbe accendere tutti I colori dell’unica possibile rinascita. Rinasceremmo quali discendenti di Colapesce, senza tante osservazioni sulle ipotetiche responsabilità altrui, ma facendo al meglio il nostro piccolo grande dovere anche quando siamo sott’acqua o in difficoltà, non mollando mai. La leggenda ci racconta che discendiamo da un semiDio sfortunato, ma imbattuto; al di là del nostro cognome saremo tutti raccomandati da lui se conserviamo la sua stessa abnegazione, ma dobbiamo fare presto!!

Archimede Rotondo, ricercatore facoltà di Chimica

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