E vai. Vai con l’orrido teatrino in scena su Facebook, Twitter. Vai con il sottile, perverso, rituale dei commenti gaudiosi relativi all’arresto di Francantonio Genovese. Ha sbagliato? Forse. Meritava il carcere? Probabile. Ma almeno il dubbio imporrebbe una dignitosa attesa degli eventi, non il massacro. L’ho già detto lo scorso anno, quando sul politico messinese per eccellenza si abbattè la scure della magistratura: mai avuto favori dal nostro potente concittadino, nè personali, nè professionali. Non lo conosco più di tanto, o più dei tanti che ne hanno avute, sì, grazie ricevute, ed ora sono lì, pronti ad accodarsi alla folla degli “onesti” virtuali. Che Genovese, da sindaco, da parlamentare, non abbia fatto granchè per la sua città è dato evidente, ma da qui a metterlo alla gogna per fatti non ancora accertati – sin qui solo un impianto accusatorio – ne corre.
Ieri sera, chiusa la porta della cella ospedaliera di Gazzi ( nell’infermeria del carcere cittadino), Francantonio Genovese avrà sicuramente ripercorso l’iter giudiziario che lo ha portato dietro le sbarre. Avrà valutato quanti, tra quelli che ieri, con il voto alla Camera, hanno detto sì al suo arresto, hanno goduto, in passato dei favori di un “politico poco onesto”. Il peggiore attacco è quello intestino. Se è la tua stessa gente a voltarti le spalle, la sofferenza è maggiore. E peggiora lo stato delle cose.
Chi gli è stato vicino dice di lui che sapeva che lo avrebbero abbandonato, sacrificato, sull’altare politico di un partito, quello dei democratici, che ha preso le distanze anzitempo dal caso Genovese, ancora prima dei 371 sì al suo arresto, cancellandolo dalle liste del Pd.
Ci si aspettava, il giorno dopo il suo ingresso in carcere, che la politica siciliana, quella messinese, inviasse comunicati stampa, di solidarietà o distacco dall’uomo del momento. Niente. Abbiamo forzato noi, dichiarazioni, commenti sull’arresto di un parlamentare. “Ci penseremo”- è stata la risposta comune a molti- e vi faremo sapere”. Come avessero bisogno di elaborare una notizia nell’aria dallo scorso 19 marzo. Come se in 26 giorni non si fossero fatti un’idea dell’affaire Genovese.
Ma c’è chi, in vece loro, si spertica sui social network, affannandosi a trovare la più cattiva, d’effetto, tra le frasi da postare. Un lavoraccio.
Il tripudio politico, sempre su Facebook, arriva dalla politica nazionale, dai cinquestelle. Il leader, Peppe Grillo,con un commento esultante scrive: ” “Vinciamonoi! Li mandiamo a casa a uno a uno! Ora il deputato del Pd può essere arrestato! Fuori Genovese dal Parlamento”.
Quello che “ha aperto le danze”, il messinese Francantonio Genovese, sarà interrogato domattina in carcere dal gip Giovanni De Marco.
Il suo difensore, avvocato Nino Favazzo, ha dichiarato: “Genovese ha dato una dimostrazione di compostezza, dignità e rispetto delle istituzioni davvero non comuni. Comportamento che dovrebbe essere di insegnamento prima che per i suoi avversari politici, per i suoi stessi compagni di partito, che lo hanno già condannato sulla pubblica piazza”.
Favazzo ha inoltre chiarito che: “Genovese non aveva nessuna intenzione di rifugiarsi in Libano, come qualche saltinbanco della politica aveva dichiarato negli ultimi giorni. Ha solo atteso la decisione della Camera per poi consegnarsi”.
L’avvocato ha inoltre preannunciato che il suo assistito, domani davanti al Gip, non si avvarrà della facoltà di non rispondere. “Sperando – ha concluso – che tutto quello che i deputati hanno avuto a disposizione ma hanno frainteso o non hanno proprio letto ora, presentato al giudice, possa sortire un effetto diverso”.
Patrizia Vita
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