L’unione fa la forza, soprattutto quando le imprese sono troppo “piccole” per affrontare le sfide dei mercati internazionali. Per questo, è importante conoscere gli strumenti che la legge mette a disposizione degli imprenditori per innovarsi e internazionalizzarsi in rete.
Il “Contratto di rete”, istituito con la legge n. 99 del 2009 è uno di questi strumenti: ecco perché la Camera di commercio, tramite la sua Azienda speciale servizi alle imprese, in sinergia con Assoretipmi e con l’Istituto “Guglielmo Tagliacarne” ha organizzato, nei giorni scorsi, al Palazzo camerale il seminario “Reti d’impresa per la crescita di imprese e territori”.
«Il Contratto di rete può assumere un valore strategico nella nostra economia — ha osservato il commissario della Camera di commercio, Franco De Francesco — che ha assolutamente bisogno di strumenti nuovi su cui puntare per affrontare i mercati internazionali».
Con l’intervento dell’economista Giuseppe Capuano, dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico, si è entrati nel vivo dei lavori del seminario. «Il Ministero punta molto sul Contratto di rete – ha affermato – molto apprezzato anche perché affronta la “dimensione d’impresa”. Per innovare e cimentarsi sui mercati internazionali, infatti, è necessaria una dimensione sufficiente. E il Contratto di rete certamente aiuta l’aggregazione. Oggigiorno, si registrano 1250 Contratti di rete in Italia, che interessano oltre 6000 imprese. In Sicilia, invece, i Contratti di rete sono 24, a Messina soltanto uno».
«Per contribuire al superamento della crisi – ha aggiunto Capuano — è necessario puntare sull’internazionalizzazione delle imprese, sull’innovazione e sul sistema delle reti. La vera sfida è il passaggio dal capitalismo molecolare a un capitalismo delle reti intelligenti, dove il settore manifatturiero sia sostenuto dal sistema creditizio e dal terziario avanzato. Lavorare in rete comporta più efficienza, più flessibilità, più creatività. E’ fondamentale spingere il più elevato numero di piccole imprese verso la maturità aziendale con una crescita in termini non solo quantitativo-dimensionali, ma soprattutto qualitativo-relazionali al fine di migliorarne il posizionamento competitivo».
A soffermarsi su “Le reti d’impresa in Sicilia” è stato, poi, Giuseppe Finocchiaro di Assoretipmi: «Il tema dell’aggregazione, ormai, è una tappa obbligatoria per le aziende piccole, considerata la grave crisi dei consumi interni e, quindi, la necessità di guardare all’estero. Aggregarsi per favorire i processi di internazionalizzazione è essenziale, ma sono altrettanto importanti le proposte progettuali. Non basta l’aggregazione fine a se stessa. La rete d’impresa dev’essere concepita come una start up d’impresa perché la rete fa qualcosa che la singola impresa non può fare». Infine, la relazione di Laura Martiniello, ricercatore all’Universitas Mercatorum, su “Il quadro normativo, gli aspetti contabili e fiscali, gli incentivi” ha chiuso i lavori del seminario.
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