“Non ce la facciamo più”: è stato il grido d’allarme dei commercianti della Confcommercio che questa mattina sono scesi in piazza. Non erano molti, una ventina circa ma sul Corso Cavour, nei pressi dell’ex Palazzo dei Telefoni, si sono uniti davanti ai locali i negozianti della zona che si sono legati con una corda le mani ed esibito il cartello di protesta contro l’alta tassazione.
C’è chi come Antonino Moschella, titolare di una focacceria a Giampilieri, dovrà pagare quasi 8mila euro di Tares e ha mostrato i bollettini di versamento. Nel 2013 sono stati circa 500 i negozi che hanno chiuso. E i numeri del 2014, nel solo capoluogo, non promettono nulla di buono.
Carmelo Picciotto, presidente della Confcommercio, ha detto: “Non possiamo più investire, il denaro che riusciamo a reperire ci serve per pagare i tributi ma non per creare ricchezza, il famoso decreto Salva Italia doveva aiutarci ad andare in banca a chiedere un credito ma sapete tutti quello che succede negli istituti bancari, io evito qualsiasi commento su questo punto – continua Picciotto – ma mi stranizza che 20 anni fa un’azienda riusciva ad avere crediti in banca, oggi sempre alla stessa azienda si dice no, tutto questo fa semplicemente ridere”.
La Confcommercio, con Picciotto, ha esposto al sindaco Accorinti cosa si potrebbe fare per venire incontro ai negozianti: “Bisogna razionalizzare le spese, gli enti locali devono razionalizzare, se non s’inverte immediatamente la rotta andremo a scoppiare, noi non ce la facciamo più, ce ne possiamo andare tutti via da questa città e da questa nazione, ci sono Stati che offrono tanto a chi investe, noi non vogliamo andare via ma ci devono mettere nelle condizioni di poter lavorare perché davvero siamo giunti al punto di non ritorno”. La Confcommercio ha evidenziato che quella di oggi è stata soltanto una protesta simbolica e che a breve ne seguiranno delle altre molto più “dure”. @Acaffo
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