Ai piedi della vara oltre autorità, fedeli e cittadini c’erano anche diversi pregiudicati. E’ quanto sostenuto dal Prefetto Stefano Trotta che lo scorso 7 ottobre ha inviato una nota informativa al sindaco Accorinti. “Alcune delle persone coinvolte a vario titolo nelle operazioni di traino del carro votivo e segnatamente diversi tiratori e capicorda risultano essere esponenti della criminalità organizzata e non, con precedenti, pendenze e segnalazioni per reati di mafia e ordinari, nonché destinatarie di misure di prevenzione, perché ritenute socialmente pericolose o comunque legate da rapporti di parentela con esponenti di spicco delle consorterie mafiose operanti nel capoluogo”. Questo è quanto precisa il rappresentante del Governo circa la recente edizione della storica processione religiosa
Il prefetto, nella lettera riservata, indirizzata per conoscenza pure alla presidente del consiglio comunale e al questore, ricorda ad Accorinti il “delicato ruolo sociale-religioso che i timonieri e i capicorda rivestono nella tradizionale processione ferragostana, che costituisce il più importante evento annuale della città, cui partecipano migliaia di fedeli e visitatori provenienti da ogni parte della Sicilia e d’Italia”. Ammette, poi, le proprie perplessità, quanto meno sotto il profilo dell’opportunità, in merito al fatto che “ruoli di così spiccata visibilità mediatica e diindubbia ostentazione di governo della macchina votiva” siano affidati a simili soggetti.
“L’assunzione di determinati ruoli da parte di appartenenti alla criminalità – dice – serve a ribadire all’opinione pubblica una sorta di messaggio simbolico di impunità e di controllo del territorio”. In proposito ricorda un paio di episodi scottanti. Il primo risale al 2012, quando tre membri dell’allora comitato Vara finiscono in Tribunale perminacce nei confronti di esponenti di Addiopizzo, a seguito del volantinaggio contro il pagamento del pizzo. “Il processo si è concluso nel novembre 2014 con due condanne. Un anno di reclusione per Franco Molonia, per violenza privata e danneggiamento; otto mesi per Franco Celona, per violenza privata e ingiurie”. Il secondo attiene all’ultima edizione, con il comandante della polizia municipale, Calogero Ferlisi, che pare sia stato accerchiato da una decina di tiratori, che lo avrebbero raggiunto con dei gavettoni d’acqua. Uno di loro lo avrebbe pure minacciato.
Eventi che, secondo il prefetto, tradiscono “tracotanza” e “mancanza assoluta di rispetto nei confronti delle istituzioni”. Oltre all’“offesa ai sentimenti religiosi”. Trotta fa presente al primo cittadino la necessità di vigilare costantemente per assicurare il rispetto della legalità. A questo proposito, rispolvera la determina sindacale del 16 luglio 2013 con la quale vengono istituiti la commissione storico-scientifica e il comitato tecnico operativo.
Nel primo, come apprende il prefetto “con stupore”, risultava nominato il terzo indagato, poi assolto, per i fatti del 2012. Nel secondo, i figli di Molonia e Celona. “Non risulta – ammette – se sia stata modificata la composizione dei suddetti organismi, a seguito del grave episodio accaduto, e se i relativi componenti abbiano sottoscritto ilprotocollo di legalità” proposto dall’allora assessore Sergio Todesco. Proprio la bozza di quel protocollo – fa ancora notare il rappresentante del Governo – “prevedeva la costituzione di un comitato Vara e Giganti, la cui composizione avrebbe dovuto essere comunicata tempestivamente allo scrivente”. Ma nemmeno di ciò si hanno riscontri.
Il prefetto chiama in causa anche gli incontri di luglio 2013, in seno al comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, nel corso dei quali anche il Comune concordò “sulla necessità di disciplinare la materia per dare un forte segnale alla città”. Trotta si affida, infine alle valutazioni del sindaco, certo che l’impegno profuso dal Comune in materia di legalità, contrassegnato dall’attribuzione della cittadinanza onoraria al giudice Nino Di Matteo, “non venga offuscato dal contro-messaggio che altri e più importanti eventi cittadini potrebbero insinuare nella collettività”. L’invito conclusivo è di utilizzare queste considerazioni, condivise con le forze di polizia e fornite “con largo anticipo”, in vista della prossima edizione della Vara.
Una sfida importante per Accorinti, da sempre strenuo difensore della legalità. Salvo poi inciampare in qualche buccia di banana, come insegnano i recenti fatti sulla tenda abusiva, piantata in via Tommaso Cannizzato. Ma qui si parla di ben altro. Di criminalità organizzata. Forse troppa roba per un sindaco.
(390)