Un telefono che squilla, la notizia di un incidente stradale. Un corpo senza vita riverso sull’asfalto. A una decina di metri, un’auto capovolta e un uomo che urla incastrato tra le lamiere. Una scena raccapricciante. Arrivano i soccorsi: il traffico si arresta sull’A/20. Poi il macabro rituale della copertura del corpo con uno spettrale lenzuolo bianco. Una tragedia resa ancora più scioccante da una triste verità. Quell’uomo che ha esalato il suo ultimo respiro, schiantandosi sulla carreggiata ancora macchiata del suo sangue, è mio padre. Con questa brutale scoperta, si conclude la telefonata alla Polstrada. Un immenso dolore. Nessun pensiero. Solo l’amara consapevolezza di non avergli potuto dire “addio”, mentre gli ripetevo “ti voglio bene” per l’ultima volta. Lui, come le tante altre vittime della strada, non farà più ritorno a casa. Una sofferenza la cui impronta resterà per sempre conficcata come una spina nel cuore di chi ha visto un proprio caro strappato brutalmente alla vita senza un perché. Nino La Rosa, 71 anni, originario di Milazzo, ma residente a Pace del Mela, ex autista di pullman, ed Elia Malara, 78 anni, di Lipari, ex impiegato postale, morto dopo poche ore al Policlinico di Messina, sono le vittime di quel terribile incidente verificatosi lunedì 21 febbraio 2011, alle 11,30, poco prima del casello di Villafranca, in direzione Palermo. L’auto, una Mazda nera su cui viaggiavano i due sfortunati amici, si schiantò contro un albero, come se fosse stata scagliata da una mano funesta. Tutto si consumò in pochi istanti. Nino La Rosa, sbalzato violentemente dal veicolo è deceduto sul colpo. Forse un camion creò la turbolenza. Sull’asfalto i segni di una grande frenata. All’epoca la Polstrada rilevò che il manto stradale era ancora leggermente bagnato per la pioggia caduta copiosamente in nottata e nelle ore precedenti l’impatto. A distanza di un anno, il sostituto procuratore Fabrizio Monaco, ha concluso l’inchiesta. Quattro gli indagati con l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Si tratta di funzionari e dirigenti del Cas a vario titolo ritenuti presunti responsabili: Letterio Frisone, Gaspare Sceusa, Carmelo Cigno, ed Antonino Spitaleri. L’ipotesi di reato prefigura l’omicidio colposo nella fattispecie omissiva, la mancata collocazione di una barriera idonea in quel punto. E soprattutto, come è stato chiarito dalla perizia tecnica, la presenza “non adeguatamente protetta” dell’albero, contro cui si schiantò l’auto.
Katia La Rosa
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