Una stagione ridotta all’osso si traduce in una ridotta possibilità di lavoro per tutti gli addetti alle varie mansioni del Teatro Vittorio Emanule. Il simbolo, questo, della cultura che muore in una città che non le dà spazio, mortificando così, non solo chi nell’ambito della cultura lavora, ma l’intera cittadinanza. Per manifestare il proprio dissenso contro un processo che alimenta l’impoverimento spirituale e quello pratico, dovuto alla contrazione delle possibilità d’impiego (la maggior parte dei dipendenti non lavorerà più di trenta/quaranta giorni), il personale precario del Teatro (orchestrali, maestranze, tecnici, addetti alla sartoria, scenografi, costumisti) ha formato un presidio permanente negli Uffici del teatro. I precari hanno incontrato il sovrintendente Magaudda. Ancora una volta chiedono la stabilizzazione (parecchi la aspettano ormai da 20/25 anni), la possibilità di dare vita a una stagione di più ampio respiro, il rilancio di una realtà di interesse collettivo e di grande spessore per i cittadini. In presidio permanente, insieme ai precari del Vittorio Emanuele, ci sono anche gli occupanti del Teatro Pinelli in fiera, solidali con i primi. Adesso aspettano risposte dalla Regione, che aveva promesso il suo impegno.
Giusy Gerace
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