L’ex assessore regionale alla Sanità, Sebastiano Sanzarello, accusato di concussione nell’ambito dell’inchiesta sulla tangenti all’Aias di Barcellona,(l’ente di assistenza agli spastici) è stato condannato a 4 anni di reclusione, ma il reato è stato riqualificato in “induzione indebita a dare utilità”.
Il Tribunale di Messina ha condannato anche a 3 anni l’ex funzionario amministrativo della Regione, Oreste Casimo, accusato di corruzione. Un anno e 6 mesi, invece, ma con la sospensione della pena, per l’ex presidente dell’Aias, Luigi La Rosa. Fu lui, con le sue rivelazioni, a fare scoppiare l’inchiesta sull’Aias di Barcellona, che portò alla luce corruzioni e clientelismi che vi ruotavano attorno.
La Rosa, nel 2010 denunciò un sistema di estorsioni ai danni suoi e dell’associazione, che a suo dire fu costretta a pagare il pizzo per 9 anni. Un sistema che avrebbe affogato l’associazione che si occupava dei disabili, costringendola a penalizzare il servizio e a non poter pagare gli stipendi, con ovvi disagi per gli assistiti. La Rosa dichiarò anche di aver pagato tangenti all’ex assessore alla Sanità, Sanzarello, per ottenere dalla Regione la convenzione e i rimborsi sulle prestazioni sanitarie erogate ai disabili. Anche Casimo avrebbe ricevuto denaro per snellire i tempi sui rimborsi.
La Rosa parlò anche di oltre 300mila euro pagati a esponenti di spicco della mafia barcellonese: Giovanni Rao, Carmelo D’Amico, Carmelo Giambò e Mariano Foti.
Quelle dichiarazioni segnarono l’inizio delle indagini che rappresenterono un altro troncone d’inchiesta della operazione antimafia “Gotha II”. Oggi le condanne per i 3 imputati.
L’avvocato Nino Favazzo, difensore di Sanzarello, ex eurodeputato del Ppe, ex senatore prima per Fi e poi per l’Udc, ha così commentato:
“È ovvio che proporremo appello avverso una sentenza che, già dalla sola lettura del dispositivo, appare illogica e contraddittoria. Ancorché il Tribunale abbia riqualificato il fatto contestato all’onorevole Sanzarello da concussione ad induzione indebita a dare o promettere utilità, resta la impossibilità di fondare un giudizio di condanna sulla sola dichiarazione del La Rosa, ritenuto dallo stesso collegio inattendibile al punto da averlo condannato quale corruttore, tanto del Sanzarello quanto del Casimo e non quale vittima delle altrui pressioni e/o induzioni, come dal medesimo sostenuto.
In attesa di leggere la motivazione della condanna, non posso non rilevare che il
reato contestato all’onorevole Sanzarello, così come oggi riqualificato, era già prescritto alla data della richiesta di rinvio a giudizio. Per il resto, dispiace dirlo, ma sorprende il brevissimo tempo dedicato alla camera di consiglio, persino insufficiente a consentire di scorrere la copiosa e tutta nuova produzione documentale, depositata prima della discussione, dal pubblico ministero e dalle difese. Tanto rappresenta una vera mortificazione dell’impegno profuso e, prima ancora, dello stesso ruolo rivestito dal difensore nel processo.”
Patrizia Vita
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