Stato–Mafia, parla l’ex Pm di Barcellona, Canali: “Alfano scoprì la latitanza di Santapaola”
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Dell’omicidio di Beppe Alfano, il giornalista assassinato a colpi di pistola la sera dell’otto gennaio 1993, sotto la sua abitazione di Barcellona, si torna a parlare e prende sempre più corpo l’ipotesi che sia stato assassinato perché sapeva che il boss catanese Nitto Santapaola trascorreva proprio a Barcellona la sua latitanza.”Beppe Alfano mi disse che secondo lui il boss catanese Nitto Santapaola trascorreva la sua latitanza a Barcellona Pozzo di Gotto. Questo avvenne intorno all’otto dicembre 1992. Eravamo rimasti che, al mio rientro, mi avrebbe dato informazioni piu’ precise. Dovevamo incontrarci intorno tra il 9 e il 10 gennaio 1993, a pranzo”. Lo ha detto il magistrato Olindo Canali, ex PM alla procura di Barcellona, oggi giudice a Milano, deponendo dinanzi alla Corte d’assise di Palermo, nell’ambito del processo Stato-mafia, in corso nell’aula bunker dell’Ucciardone.Il giornalista Beppe Alfano, fu ucciso a colpi di pistola la sera dell’otto gennaio 1993, sotto la sua abitazione. In quel periodo e fino al 2010 Canali era sostituto procuratore a Barcellona. “Una delle prime persone che conobbi lì -ha detto- era stato il professore Alfano. Avevamo un rapporto cordiale che si intensifico’ nel periodo tra agosto e dicembre 1992”.
Canali avviò subito le indagini, era convinto che si trattasse di un omicidio di matrice mafiosa, una pista su cui non vi era convergenza: “Mi fu detto che dovevo procedere e se fossero emerse prove in tal senso – ha detto – allora sarebbe intervenuta la procura distrettuale, competente per questioni di mafia”. Secondo Canali la notizia sulla latitanza di Santapaola a Barcellona Pozzo di Gotto, Beppe Alfano ebbe modo di condividerla anche con i Carabinieri e la Polizia.
Intanto, lo scorso 18 maggio, sempre al processo palermitano sulla trattativa Stato-Mafia, il pentito della “famiglia” barcellonese, Carmelo D’amico, ha dichiarato di conoscere il mandante e l’esecutore materiale del delitto Alfano.
Nient’altro è emerso dal controesame del pentito, che ha solo aggiunto che non sono stati i servizi segreti. Le sue dichiarazioni si sono aggiunte, al fascicolo ”Alfano ter” della Procura di Messina.
Per la morte di Beppe Alfano è stato inflitto l’ergastolo a Giuseppe Gullotti (a capo del clan di Barcellona), come mandante, e ad Antonino Merlino nella qualità di esecutore materiale.