Sei misure interdittive, ovvero la sospensione per un anno dall’attività d’impresa per i privati e dall’ufficio pubblico per i funzionari. Questo, come riporta Gazzetta del Sud oggi, è quanto deciso ieri dal Gip, Giovanni De Marco, nell’ambito dell’inchiesta sui lavori al porto realizzati in parte con calcestruzzo “impoverito”.
Al centro delle indagini l’appalto, per un totale di oltre 15 milioni di euro, per realizzare l’allineamento dei moli Vespri e Colapesce del porto di Messina. L’appalto, aggiudicato e realizzato dall’Ati, impresa che ha a capo la Tecnis Spa di Catania, doveva portare alla costruzione della “maxi-banchina” per le navi da crociera. I lavori erano stati eseguiti, e inaugurati nel 2010. Un esposto anonimo ha dato il via all’inchiesta del procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro.
La Procura aveva chiesto ai primi di settembre, per i dieci indagati dell’inchiesta, l’applicazione della misura interdittiva. Il gip De Marco ne ha disposte sei.
Gli indagati nell’inchiesta erano: Danilo La Piana, Daniele Naty, Concetto Lo Giudice Bosco, Domenico Francesco Costanzo, Antonio Giannetto, Vincenzo Silvestro, Antonella Carmelinda Fangano, Rosario D’Andrea, Fabio Arena e Francesco Bosurgi.
Il gip ha disposto la sospensione per un anno dall’attività d’impresa per La Piana, Naty, Lo Giudice Bosco, Giannetto, Silvestro; e per un anno dall’ufficio pubblico per Bosurgi.
Si è anche proceduto al sequestro preventivo per equivalente sui c/c degli indagati sopra elencati e della società TECNIS S.p.a., ciascuno fino alla concorrenza di € 257.187 , e in caso di incapienza per la Tecnis di un immobile ubicato in Tremestieri Etneo, in cui ha sede la società.
Il GIP si è riservato di provvedere in esito all’udienza sulla richiesta di misura interdittiva formulata dalla Procura nei confronti della TECNIS S.p.a., e riguardante il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per 1 anno e l’esclusione da agevolazioni, finanziamenti e sussidi da parte di enti pubblici.
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