Sbarco migranti. Arrestati i due scafisti egiziani

Pubblicato il alle

3' min di lettura

Hanno viaggiato per sette giorni in mare prima di essere soccorsi. Partiti da zone differenti, sono stati trasferiti sul barcone in legno solo dopo essere passati da un’imbarcazione all’altra, via via più grande, che potesse contenerli tutti. Tre trasbordi in tutto. Privi di documenti o effetti personali, senza più nulla, ormai costretti a bere acqua di mare, hanno rischiato tutto pur di raggiungere l’Europa e fuggire da situazioni disperate.

In 340 sono sbarcati venerdì scorso al molo messinese Marconi. Altri 140 sono stati dirottati su Augusta. Uomini, donne e bambini che stavolta ce l’hanno fatta. I soccorsi sono arrivati in tempo. La Guardia Costiera Svedese a bordo della Poseidon ha individuato lo scafo in legno ormai alla deriva su cui viaggiavano prima che il peggio accadesse.

Una “roulette russa”, pagata a caro prezzo, circa 2mila dollari la tariffa standard per imbarcarsi alla buona ed affidarsi alla sorte. Dall’altro lato del Mediterraneo, storie terribili di fame, guerra e persecuzione. Come quella del giovane iracheno scappato in Giordania con la famiglia per sfuggire alle crudeltà dei miliziani dell’Isis. Poi Siria, Libano, Egitto. Viaggi interminabili, lavori di fortuna fino alla partenza per l’Italia.

“Circa otto mesi fa, io e la mia famiglia abbiamo lasciato l’Iraq per sfuggire alle crudeltà dei miliziani dell’Isis – racconta uno dei profughi -. Ci ha seguito anche mio zio, che svolgeva la professione di giudice e quindi temeva per la sua incolumità…La mia intenzione era quella di raggiungere l’Italia, sicché, a tal fine, mio padre ha contattato un cittadino siriano che si è offerto di organizzare il mio viaggio, pretendendo la somma di 2000 dollari. Io e mio padre ci siamo consultati decidendo di comune accordo di accettare…”

Tutti i migranti hanno aiutato i poliziotti della Squadra Mobile ad individuare due degli scafisti che pilotavano il mezzo finale, quello soccorso dalla Poseidon.

Salim Ahmed Mustafa, egiziano, 38 anni e Hasan Alì Ismail, egiziano, 42 anni. Quest’ultimo già denunciato per ingresso illegale nell’Unione Europea a Lampedusa nel 2008 con un’altra identità ed arrestato a Siracusa nel settembre del 2014 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Anche in questo caso aveva dichiarato un’altra identità.

Hanno cercato di confondersi tra gli altri, hanno persino cambiato abbigliamento al momento dei soccorsi e durante la traversata per non farsi riconoscere. Sono stati entrambi arrestati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dagli agenti della Squadra Mobile e trasferiti presso il carcere di Gazzi.

I 340 sbarcati a Messina stanno bene. Sono stati rifocillati, visitati, poi foto-segnalati e trasferiti presso i centri di accoglienza cittadini dove hanno occupato il posto di altri trasferiti altrove nel resto d’Italia.

(224)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.