Sono comparsi in tre, ieri mattina, in aula davanti al giudice Daria Orlando del Tribunale dei Minorenni di Messina, accusati, in concorso tra loro, dei reati di sequestro di persona, porto di oggetti atti ad offendere, tentata violenza privata, minaccia grave e lesioni aggravate. Uno tra gli imputati è stato condannato ad otto mesi, per i restanti due giudizio sospeso e misura rieducativa della “messa alla prova”. Hanno tutti un’età compresa fra 15 ai 17 anni, ma erano in quattro nell’ottobre 2015 quando i bulli presero di mira un sedicenne.
Successe a Patti, lo scorso marzo, che quattro minorenni furono arrestati dagli agenti del Commissariato locale, per una vicenda di bullismo di inquietante violenza e crudeltà, avvenuta cinque mesi prima, quando il branco condusse un sedicenne in una vecchia azienda abbandonata, in zona isolata del territorio di Patti.
Lì, lo tennero fermo per oltre un’ora (un periodo ricordato come “interminabile” dalla vittima), e lo sottoposero a un linciaggio collettivo – pare per punirlo di comportamenti precedenti commessi dal sedicenne, ritenuti irriverenti dal ‘clan’ in erba. Lo pestarono, provocandogli fratture al volto.
Ma la cosa peggiore fu che il pestaggio avvenne davanti a un pubblico di spettatori costituito da altri giovani, appositamente chiamati dagli aggressori affinché assistessero al feroce e spietato evento, in un contesto di ostentata crudeltà, presumibilmente perché fosse riconosciuto al gruppo il ruolo di supremazia tra i giovani del paese.
Alla scena, peraltro, assistette anche un ragazzino, che qualche giorno dopo fu avvicinato da uno degli aggressori e minacciato di morte dopo essere stato preso a pugni. Il tutto per evitare che raccontasse a qualcuno quello che aveva visto.
Ma il paese è piccolo e la gente mormora, il grave atto di bullismo commesso da quattro ragazzini venne comunque alla luce, la Polizia fece il resto. Indagando su quelle voci, risalì agli autori e, da qui l’arresto per i quattro bulli a marzo.
Quattro mesi dopo, dunque, la condanna a otto mesi per uno degli autori del pestaggio, mentre il quarto era aveva già ottenuto mesi fa la “messa alla prova”.
Patrizia Vita
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